Our country is more and more prey to business gangs, deceitful statal managers, as well as politicians filmed while taking bribes: all greedy for public money. People who, during the night of the earthquake in Abruzzo, laugh at the thought of future business on reconstruction. The umpteenth scandal of the Civil Defence reveals a sordid picture of the Italy of shame. All this happens while factories close, unemployment rises and social distress increases. From scandal to scandal, then, the Tangentopoli season never ends; there is a part of Italy that lives at taxpayers’s cost. The book deals with four characters emblematic of Italian Institutions: Bettino Craxi, Cesare Previti, Vittorio Sgarbi and Marcello Dell’Utri. All of them have been condamned for financial crimes (ribes, cheatings, tax evasion) up to the Supreme Court: the sentences are, therefore, definitive. Among the new aspects of this topical volume - based on Court documents, evidences and wiretappings – there is also an important document: cadastral surveys attesting many real estate transactions of millions of euro. Still another proof of the unscrupulous business of the «State thieves».<
Mario Guarino
State thieves
Stories of crooks, illegal enrichments and bribes
forward by Marco Travaglio
From Craxi to Previti, from Sgarbi to Dell’Utri. Stories of crooks, illegal enrichments and bribes.
Millions, villas and yachts: here are the tricks not to pay and to escape the Law. Mani pulite season has never come to an end.
- Series: Nuova Biblioteca Dedalo
Subject: Politics
Year: 2010
Month: june
Format: 14 x 21 cm
Pages: 304
Prefazione di Marco Travaglio - Introduzione - I. Il bottino di Bettino - Garofani, petrolio e miliardi - La svolta - Mezzo punto vale miliardi - Una storia oscura - La frase chiave: «Se tu non, noi non...» - La «Milano da bere» - Le amicizie pericolose - Milioni nel water - Avviso di garanzia n. 8655/92 - «Un bandito di gran classe» - Enza riceve, Bettino incassa - Il Garofano non paga il conto - La grande caccia al tesoro - I petali miliardari del Garofano - La fine - Giovani Craxi crescono... - L’«ultimo tesoro» di Bettino - Appendice I - Affari (e dintorni) di Bettino Craxi - II. Previti, il predone - L’avvocato degli «affari illegali» - Affari, società e tribunali - La danza di «Mercier» e «Pavoncella» - Appendice II - Affari (e dintorni) di Cesare Previti - III. Il giullare del potere - L’onorevole dell’insulto - Lazzi, denaro e girandole - La resa dei conti - Basta che mi paghino - Appendice III - Affari (e dintorni) di Vittorio Sgarbi - IV. Dell’Utri: l’«amico degli amici» - Apparenze e realtà - Silvio, santo che non sura - Denaro e operazioni immobiliari - Il passato che ritorna - Appendice IV - Affari (e dintorni) di Dell’Utri - Indice dei nomi
Prefazione
di Marco Travaglio
La prima volta che ho letto un libro di Mario Guarino è stato 23 anni fa, ero un ragazzino, muovevo i primi passi nel giornalismo e mi diedero da recensire, per un piccolo settimanale torinese, Berlusconi. Inchiesta sul Signor tv pubblicato dagli Editori Riuniti e firmato, appunto, da Mario e da Giovanni Ruggeri. Fu una lettura illuminante, perché per la prima volta associava il personaggio alla P2, alla mafia, a tutti gli affari e malaffari che poi via via divennero di dominio pubblico. All’epoca, però, Silvio Berlusconi era «soltanto» un palazzinaro e un editore: mancavano sette anni alla sua «discesa in campo». Da allora Mario si è infaticabilmente dedicato a scandagliare gli anfratti più riposti della Mala Italia, con particolare attenzione al suo figlio migliore, cioè peggiore. Ora, con Ladri di Stato, ci regala un documentatissimo ritratto di altre quattro maschere della galleria degli orrori italiota: Bettino Craxi, Cesare Previti, Vittorio Sgarbi e Marcello Dell’Utri. Quattro personaggi che hanno almeno due caratteristiche comuni: hanno servito fedelmente il Cavaliere e sono pregiudicati.
Craxi apparecchiava leggi su misura per Berlusconi ben prima che questi arrivasse a farsele da solo, e se le faceva pagare piuttosto bene. Previti comprava giudici romani per garantire l’impunità al Cavaliere, dandogli modo di ripetere all’infinito la litania della sua assoluta immacolatezza fino alla discesa in campo, come se questa significasse che, prima, aveva sempre rigato diritto: in realtà, prima trovava giudici disposti a chiudere un occhio, anzi due, sulle sue malefatte, in cambio di mazzette, e dopo ne incontrò anche qualcuno incorruttibile. Dell’Utri curava, secondo gli atti e le sentenze del suo processo in corso a Palermo, i rapporti con Cosa Nostra e, già che c’era, si occupava anche dei fondi neri di Publitalia. Infatti, da buon pregiudicato per frode fiscale e false fatture, siede in Parlamento e può dichiarare spudoratamente al «Fatto Quotidiano»: «A me della politica non frega niente. Io mi sono candidato per non finire in galera». Vittorio Sgarbi è il telekiller, il manganello catodico che per anni, dagli ospitali studi di Canale 5, ha calunniato e diffamato i migliori magistrati d’Italia, quelli incorruttibili, difendendo i peggiori mascalzoni, senza dimenticare che ha riportato una condanna definitiva per truffa aggravata ai danni dello Stato, cioè del Ministero dei Beni Culturali. Infatti è stato appena nominato dal cosiddetto ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, curatore del padiglione Italia della Biennale di Venezia. Forse, per dargli un’altra chance.
Leggendo Ladri di Stato, addentrandosi nelle biografie inzaccherate di questi figuri, il lettore potrà sbizzarrirsi a confrontarle con quelle ufficiali: cioè con l’immagine pubblica che giornali compiacenti o padronali e tv di regime hanno contribuito a creare intorno a loro. Craxi, uno statista morto in esilio nel rimpianto generale (anche del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, nel decennale della morte, ha pensato bene di scrivere una lettera alla vedova per denunciare la persecuzione a cui fu sottoposto l’illustre corrotto, «trattato con una durezza senza eguali», dimenticando di precisare che rubava con una destrezza senza eguali). Previti, un avvocato che fra mille ricorsi l’Ordine forense non è ancora riuscito a espellere definitivamente, a quattro anni dalle sue condanne definitive per corruzione giudiziaria (ovviamente, dei 7 anni e mezzo di reclusione totalizzati per le tangenti Imi-Sir e Mondadori, il noto giureconsulto non ha scontato in carcere che quattro giorni e mezzo, poi è arrivato l’indulto, gentile omaggio del centrosinistra).
Dell’Utri, un politico di razza da intervistare sulle vicende interne del centrodestra e, soprattutto, un rinomato bibliofilo da interpellare nelle rubriche culturali e da ascoltare in religioso silenzio quando spaccia per autentici i falsi diari di Mussolini e quando millanta di possedere un capitolo inedito del romanzo pasoliniano Petrolio che, chissà come mai, il ladro o il ricettatore avevano promesso proprio a lui. Forse nella certezza che non avrebbe chiamato i carabinieri.
E Sgarbi, un critico d’arte da chiamare per conferenze ed expertise, da invitare in tutti i salotti televisivi, da nominare sottosegretario, o assessore o curatore di mostre o addirittura da eleggere a sindaco della già martoriata città di Salemi.
Ecco, il nuovo libro di Guarino è un documento impagabile per riassumere in tre tappe – sentenze, intercettazioni, visure catastali alla mano – la follia paranoide che ha imprigionato l’Italia nel lungo incubo chiamato Seconda Repubblica, ottenebrando le migliori menti del Paese e rendendole incapaci di distinguere le guardie dai ladri e dai truffatori. Cioè fra Mani pulite e Tangentopoli. Un periodo buio di cui Piercamillo Davigo ha detto di recente: «Fra qualche anno, quando sarà tutto finito, gli storici tenteranno vanamente di comprendere la nostra epoca. Alla fine penseranno a un’epidemia...». Invece era tutto vero.
september 2010 | Il Salvagente |
july 2010 | Corriere del Mezzogiorno |