Corruption, falsification, illegal surveillance, massacres and murders have been covering for years the life of our country: news do not cease to remember us that a great portion of the political struggle takes place on a concealed field. Certainly, Italy is not an isolated case, even though the extension of the practices and the networks of the hidden power – the consequences of which are still important in the structure of our social system – is often dramatic. The invisible power is the hidden face of the democratic world: the understanding of democracy inevitably involves his dark side. The book discusses reasons and consequences of a phenomenon that concerns us more than ever and often produces effects on our daily lives. With the awareness of the dangers of the invisible power, the author identifies some conditions for a greater transparency in our political system.
Vincenzo Sorrentino
The invisible power
Secrets and lies in the contemporary politics
preface by Pietro Barcellona
National Philosophy Award 2012
The secrets and lies of the power, the spreading corruption, the manipulation of media, an intrusive surveillance, violence and death planned in the darkness: the invisible power endangers the quality and maybe the future of our democracy.
- Series: Strumenti / Scenari
Subject: Politics
Year: 2011
Month: september
Format: 14 x 21 cm
Pages: 336
Prefazione di Pietro Barcellona - Introduzione - 1. Il segreto come strumento di occultamento - Sovranità e guerra - Le contraddizioni interne allo Stato moderno - Il potenziale «destabilizzante» della democrazia - I confini della democrazia - La globalizzazione «opaca» - 2. Il segreto come principio organizzativo - La visibilità del potere invisibile - L’occhio elettronico - Instabilità e dominio - Complicità, sospetto e isolamento - Sorveglianza e democrazia - Politiche della sicurezza - 3. La fabbricazione della verità - Verità di fatto e politica - Menzogna sistematica e tecnica - Autoinganno e defattualizzazione - 4. La neutralizzazione della verità - Ideologia e organizzazione - Lo scontro tra verità e senso comune - La riduzione della verità a mera opinione - Tacito consenso ed estetica del segreto - Bellicizzazione della vita quotidiana e teoria del complotto - 5. La lotta contro il potere invisibile - Sterminio ed eclissi della politica - Disorientamento e perdita del senso del limite - La questione tecnologica - Quale democrazia? - Il coraggio della verità - Appendice - Figure dell’occultamento - Mascheramento ideologico - Segreto di Stato e ragion di Stato - Doppio Stato - Il potere tra visibilità e invisibilità - Bibliografia - Indice analitico
Introduzione
La nascita del potere invisibile si perde nei meandri del passato remoto. I silenzi e le maschere del principe, gli intrighi di corte, il fiorire della corruzione nei giardini reali, gli assassinî di palazzo, sono scenari che per secoli hanno animato il teatro politico.
L’avanzare della democrazia non ha certo espulso il fenomeno dalla scena pubblica, tutt’altro. La politica moderna, anche nei paesi democratici, ha visto la progressiva strutturazione e diffusione capillare di canali di governo occulti estremamente complessi e potenti. Il rischio che corre ogni discorso che si occupi del tema è quello di scivolare verso una teoria del complotto.
Credo, però, che sia un pericoloso errore pensare che la scena politica sia mossa da burattinai nascosti dietro le quinte: immaginare segrete macchinazioni dietro ogni evento pubblico è un modo per semplificare la complessa trama della storia e deresponsabilizzare i cittadini, che appaiono impotenti di fronte alle presunte cospirazioni che muovono la politica. Ciò nonostante bisogna essere consapevoli del fatto che il peso delle reti di potere sotterranee è grande. Trascurare la loro esistenza vuol dire condannare ogni azione e analisi all’inefficacia e alla superficialità, rimanendo vittime delle mistificazioni che spesso caratterizzano il volto visibile del potere: l’esercizio occulto del potere politico – il ricorso al segreto e alla menzogna – rappresenta, dunque, un problema di prim’ordine tanto per la teoria quanto per la prassi politica.
Il libro si propone, ovviamente, di fornire solo un piccolo contributo alla ricerca e alla discussione pubblica su un tema estremamente vasto, proponendo, senza nessuna pretesa di esaustività, analisi e riflessioni in merito ad alcune questioni a mio avviso rilevanti. A tal fine farò ricorso ad autori la cui opera credo fornisca degli strumenti concettuali che possono risultare utili per uno studio del potere invisibile nella politica moderna e contemporanea.
Un primo aspetto della questione concerne il destino della democrazia.
Il potere invisibile non costituisce un semplice ostacolo alla piena realizzazione della democrazia, ma un fattore di vera e propria degenerazione di tale forma di governo, definita da Bobbio «governo del potere pubblico in pubblico». La trasparenza del potere politico, infatti, è inerente ad ogni modello di democrazia.
Laddove la sfera del governo è coperta dall’oscurità non si può più parlare di gestione o di controllo del potere da parte dei cittadini: l’esercizio occulto del potere, come osserva Jaspers, trasforma questi ultimi da individui politicamente liberi in sudditi.
Il potere invisibile, dunque, rischia di uccidere la democrazia.
Innanzitutto, come ho appena osservato, tale potere mina alla radice questa forma di governo in quanto è in contrasto con essa; ecco perché nei paesi democratici il segreto politico è ammesso soltanto come eccezione ed è regolato in modo da renderlo temporaneo e impedire la sua indebita estensione. In secondo luogo, il potere invisibile non di rado è parte di strategie volte ad annichilire la democrazia, svuotandola o sopprimendola, al fine di garantire determinati assetti di dominio. In questo caso l’oscurità, da un lato, deve nascondere agli occhi dei governati prassi di governo contrastanti con i princìpi di legittimazione democratici e, dall’altro, deve coprire le strategie – che spesso prevedono il ricorso alla violenza – adottate al fine di neutralizzare i movimenti che reclamano una democratizzazione considerata troppo «avanzata» da settori significativi delle classi dirigenti. Corruzione, gestione strumentale dell’informazione e dei conflitti sociali, sorveglianza, assassinio, stragismo, colpo di Stato, sono soltanto alcuni tra i principali strumenti attraverso i quali si può cercare di ottenere tale neutralizzazione.
A riguardo va considerato il fatto che la democrazia, come nota Bobbio, dal momento che fa scaturire il potere «dal basso», è radicalmente sovversiva, poiché sovverte l’idea tradizionale secondo la quale il potere scende dall’alto in basso. Essa non può che costituire una minaccia per coloro che detengono posizioni di dominio all’interno della società, dato che può legittimamente portare al governo forze volte a minare gli equilibri che garantiscono tali posizioni: da questo punto di vista, anche il semplice suffragio universale può diventare «pericoloso».
Indipendentemente dalla realizzabilità o meno delle rivendicazioni democratiche volte a scardinare gli assetti di dominio vigenti in un dato contesto sociale, la questione centrale è qui quella relativa alle conseguenze del loro sorgere sulle modalità e le finalità della prassi di governo. Tali rivendicazioni, nella storia delle democrazie moderne, hanno periodicamente levato la loro voce, spaventando settori consistenti delle classi dirigenti – che hanno dunque preso sul serio, a torto o a ragione, la loro «pericolosità» – e spingendo tali settori a condurre la loro lotta attraverso pratiche, in buona parte, occulte.
In sintesi, il contrasto tra potere invisibile e democrazia emerge sia sul piano dei princìpi politici che su quello del conflitto di interessi; in quest’ultimo caso il potere invisibile è uno strumento di lotta contro forme di democratizzazione ritenute troppo «avanzate».
Il potere invisibile, dunque, non è un semplice limite, ma un virus che può essere letale per la democrazia. Inoltre, a mio avviso, esso non è riducibile a qualcosa di accidentale, magari legato alle «deviazioni» di alcuni membri degli apparati di governo, e tantomeno a un pericolo che minaccia dall’esterno le democrazie ad economia capitalistica, ma appare piuttosto un elemento fisiologico connesso alle contraddizioni interne che le caratterizzano.
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