Carmelo Potenza is a man like many others: young physicist, he decides to devote himself to scientific research and he begins a mediocre career in the field of acoustics, for which he has a true passion. But even if his scientific value is low, his ambition is unbridled; when the death of a more brilliant colleague opens up new unexpected horizons, Carmelo embezzles his extraordinary results, seduces his fiancée and marries her only to earn benefits. It is the beginning of a vertiginous ascent in which he never steps back. He allies himself with the big powers of State and Church to have more and more success, first locally, then nationally and finally worldwide. Fame, power and prestige induce him to abandon every remaining prudence and wisdom. But sometimes destiny turns about, and not only once...
From a great Italian scientist, an emblematic story of a certain sad way to work in this country.
Andrea Frova
The weakling scientist
The exceptional career of a social climber scientist. A biting and bitter story on the world of knowledge and the levers which move the big scientific projects.
- Series: ScienzaLetteratura
Subject: Literature and fiction
ISBN: 9788822015099
Year: 2013
Month: april
Format: 13 x 21 cm
Pages: 304
Year: 2013
Month: april
Format: 13 x 21 cm
Pages: 304
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Short info
1. Il lancio - 2. Ad alta quota - 3. Il declino - 4. In caduta libera - Epilogo
Giunse finalmente il giorno che Terenzi attendeva con trepidazione.
Il Pontefice sedeva al centro in prima fila, vestito interamente di bianco, in testa il consueto zuccotto candido con picciolo nel mezzo. Unica decorazione, una pesante collana d’oro che in basso formava due anse, con appesa una croce tempestata di pietre preziose. Ai suoi lati sedevano gli invitati più importanti: il Presidente della Repubblica, il ministro Giacomini, vari ambasciatori, il Segretario di Stato della Santa Sede. La prima fila era completata da un certo numero di porporati, mentre altri importanti esponenti della Curia si trovavano nelle file immediatamente successive. Il pubblico era formato da una mescolanza di prelati e di cittadini laici, tutti in tenuta da cerimonia. Carmelo Potenza, come ospite di particolare riguardo, fu invitato a prendere posto in seconda fila tra monsignor Terenzi e monsignor Bianchi, le sue guide ufficiali.
Il compito di Terenzi si era esaurito con le prove del coro di voci bianche, poiché la direzione di tutto l’insieme di voci e di strumenti sarebbe stata nelle mani del Maestro Chandler.
Un grande spettacolo d’arte musicale, come raramente se ne erano visti prima in Vaticano. Il Requiem fu ascoltato con attenzione, accolto da applausi negli intervalli tra le varie parti. Malgrado la mole dell’opera, tuttavia, nessuno dei presenti, nemmeno i più decrepiti tra i cardinali, scivolò nel sonno, benché non mancassero quelli che sbadigliavano a ripetizione. La presenza del Pontefice, evidentemente, incuteva una certa soggezione. L’applauso finale fu lungo, ma non troppo fragoroso: un applauso che suonava di cortesia, appropriato alla sobrietà del pubblico e dell’ambiente. Monsignor Terenzi e il direttore del coro principale, un musicista laico da lui stesso prescelto, si alzarono dai loro posti in platea e salirono sul proscenio accanto al direttore Chandler e ai solisti per ricevere la loro parte di applausi.
Alla fine il Papa volle incontrare, in una saletta separata, alcune personalità: il Presidente, il ministro, il direttore d’orchestra, i solisti vocali, i monsignori Terenzi e Bianchi, oltre, naturalmente, a Carmelo Potenza, l’artefice della prodigiosa impresa di trasformare una sala di modesta qualità musicale in un autentico scrigno, capace di quegli straordinari effetti di chiarezza e di equilibrio delle parti che tutti avevano avuto modo di cogliere. Queste furono le parole che volle indirizzare a Carmelo, aggiungendo che era una fortuna per un Papa potersi avvalere di collaboratori come Terenzi, così sensibile al linguaggio universale della musica, così abile nel giovarsi del talento di persone come il professore. Concluse:
«Prenderemo in considerazione la possibilità che questa sala così magistralmente ristrutturata sia chiamata con il suo nome, professore: sala Potenza».
«Vostra Santità è troppo generosa, mi sento confuso» farfugliò Carmelo imbarazzato, facendo un notevole sforzo per farsi uscire di bocca le parole “Vostra Santità”, che in vita sua non aveva mai pronunciato e che gli suonavano piuttosto buffe. “Generosa” o non per caso “generoso”? Non era sua abitudine usare il voi. Non era nemmeno sicuro di aver utilizzato le parole che, nelle dettagliate istruzioni ricevute dall’addetto al cerimoniale prima dell’incontro, gli erano state indicate come il modo corretto di rivolgersi al Papa. Si pentì anche un poco di non avergli baciato l’anello, come aveva visto fare ad altri. «Ci proverò la prossima volta» si ripromise. Quasi gli avesse letto nei pensieri, il Papa disse con benevolenza:
«Noi abbiamo i capelli bianchi, lei è ancora un giovane uomo proiettato nel futuro. Ma siamo certi che avremo modo di interagire ancora, com’è avvenuto in questa occasione, per la costruzione di un mondo migliore. Monsignor Terenzi la condurrà da Noi ogni volta che matureranno nuove iniziative. Desideriamo seguirle da vicino».
Carmelo chinò la testa senza pronunciare altre parole, salvo un goffo «Grazie, sarò onorato, Santità», mentre il Pontefice passò a scambiare alcune frasi in inglese con il Maestro Chandler e i suoi solisti che lo attendevano in disparte.
«È possibile che da quest’incontro nascano un’infinità di nuove cose» fu il pensiero che balenò nella mente di Carmelo.
«Terenzi e Bianchi sono potenti, non c’è dubbio, ma la conoscenza personale del Papa, e il suo manifesto interesse nei miei confronti, possono diventare un asso nella manica».
Per la prima volta da quando aveva intrapreso la carriera scientifica, provò una sensazione di sicurezza, di affidabilità, che gli procurò uno stato d’animo di allegro ottimismo per il resto della giornata.
Il Pontefice sedeva al centro in prima fila, vestito interamente di bianco, in testa il consueto zuccotto candido con picciolo nel mezzo. Unica decorazione, una pesante collana d’oro che in basso formava due anse, con appesa una croce tempestata di pietre preziose. Ai suoi lati sedevano gli invitati più importanti: il Presidente della Repubblica, il ministro Giacomini, vari ambasciatori, il Segretario di Stato della Santa Sede. La prima fila era completata da un certo numero di porporati, mentre altri importanti esponenti della Curia si trovavano nelle file immediatamente successive. Il pubblico era formato da una mescolanza di prelati e di cittadini laici, tutti in tenuta da cerimonia. Carmelo Potenza, come ospite di particolare riguardo, fu invitato a prendere posto in seconda fila tra monsignor Terenzi e monsignor Bianchi, le sue guide ufficiali.
Il compito di Terenzi si era esaurito con le prove del coro di voci bianche, poiché la direzione di tutto l’insieme di voci e di strumenti sarebbe stata nelle mani del Maestro Chandler.
Un grande spettacolo d’arte musicale, come raramente se ne erano visti prima in Vaticano. Il Requiem fu ascoltato con attenzione, accolto da applausi negli intervalli tra le varie parti. Malgrado la mole dell’opera, tuttavia, nessuno dei presenti, nemmeno i più decrepiti tra i cardinali, scivolò nel sonno, benché non mancassero quelli che sbadigliavano a ripetizione. La presenza del Pontefice, evidentemente, incuteva una certa soggezione. L’applauso finale fu lungo, ma non troppo fragoroso: un applauso che suonava di cortesia, appropriato alla sobrietà del pubblico e dell’ambiente. Monsignor Terenzi e il direttore del coro principale, un musicista laico da lui stesso prescelto, si alzarono dai loro posti in platea e salirono sul proscenio accanto al direttore Chandler e ai solisti per ricevere la loro parte di applausi.
Alla fine il Papa volle incontrare, in una saletta separata, alcune personalità: il Presidente, il ministro, il direttore d’orchestra, i solisti vocali, i monsignori Terenzi e Bianchi, oltre, naturalmente, a Carmelo Potenza, l’artefice della prodigiosa impresa di trasformare una sala di modesta qualità musicale in un autentico scrigno, capace di quegli straordinari effetti di chiarezza e di equilibrio delle parti che tutti avevano avuto modo di cogliere. Queste furono le parole che volle indirizzare a Carmelo, aggiungendo che era una fortuna per un Papa potersi avvalere di collaboratori come Terenzi, così sensibile al linguaggio universale della musica, così abile nel giovarsi del talento di persone come il professore. Concluse:
«Prenderemo in considerazione la possibilità che questa sala così magistralmente ristrutturata sia chiamata con il suo nome, professore: sala Potenza».
«Vostra Santità è troppo generosa, mi sento confuso» farfugliò Carmelo imbarazzato, facendo un notevole sforzo per farsi uscire di bocca le parole “Vostra Santità”, che in vita sua non aveva mai pronunciato e che gli suonavano piuttosto buffe. “Generosa” o non per caso “generoso”? Non era sua abitudine usare il voi. Non era nemmeno sicuro di aver utilizzato le parole che, nelle dettagliate istruzioni ricevute dall’addetto al cerimoniale prima dell’incontro, gli erano state indicate come il modo corretto di rivolgersi al Papa. Si pentì anche un poco di non avergli baciato l’anello, come aveva visto fare ad altri. «Ci proverò la prossima volta» si ripromise. Quasi gli avesse letto nei pensieri, il Papa disse con benevolenza:
«Noi abbiamo i capelli bianchi, lei è ancora un giovane uomo proiettato nel futuro. Ma siamo certi che avremo modo di interagire ancora, com’è avvenuto in questa occasione, per la costruzione di un mondo migliore. Monsignor Terenzi la condurrà da Noi ogni volta che matureranno nuove iniziative. Desideriamo seguirle da vicino».
Carmelo chinò la testa senza pronunciare altre parole, salvo un goffo «Grazie, sarò onorato, Santità», mentre il Pontefice passò a scambiare alcune frasi in inglese con il Maestro Chandler e i suoi solisti che lo attendevano in disparte.
«È possibile che da quest’incontro nascano un’infinità di nuove cose» fu il pensiero che balenò nella mente di Carmelo.
«Terenzi e Bianchi sono potenti, non c’è dubbio, ma la conoscenza personale del Papa, e il suo manifesto interesse nei miei confronti, possono diventare un asso nella manica».
Per la prima volta da quando aveva intrapreso la carriera scientifica, provò una sensazione di sicurezza, di affidabilità, che gli procurò uno stato d’animo di allegro ottimismo per il resto della giornata.
september 2013 | Leggere:tutti |
august 2013 | Sapere |
july 2013 | 100NEWSLIBRI.IT |
july 2013 | monicamarelli.com |
june 2013 | La Gazzetta del Mezzogiorno |
june 2013 | GALILEONET.IT |
june 2013 | Il Corriere del Sud |
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