A book that explores, in all its details, the long love-affair between Silvio Berlusconi and Miriam Bartolini, better known as Veronica Lario. It tells the story from their whirlwind engagement and the civil marriage until today. Through these pages, the author traces the Veronica’s hard childhood, the secrets related to that period and those around her birth, her first steps into the fashion world, her debut as a theatre and cinema actress. There follows the decisive meeting with Berlusconi. Everything is told through exclusive testimonies of people who met Veronica in that period: her family friends, her talent scout, her first and only manager, the photographer who enhanced her, the actors who worked with her. A unique reconstruction which also includes the revelation of unknown aspects of her personal and professional life, thanks to interviews given by her mother. Even the story of Veronica’s life with the future Prime Minister Berlusconi is full of anecdotes and episodes. The second part of the book deals with the current affairs: the gradual decline of the marriage, the several «sentimental amusements» of the premier until the last implications, widely described by the newspapers. At the end, a chapter that looks into the future: that is, what will happen after the divorce, from a financial point of view.
Mario Guarino
Veronica & Silvio
The first lady's secrets, the premier's intrigues
Love, betrayals and money
The true story
preface by Lidia Ravera
The secret book: from Veronica to the «papi-girls».
- Series: Nuova Biblioteca Dedalo
Subject: Current Affairs
Year: 2009
Month: august
Format: 14 x 21 cm
Pages: 160
La cenerentola intelligente di Lidia Ravera - 1. I volti di una donna - L’appuntamento - 2. Nasce un’antidiva - Parlano i testimoni - 3. Una storia da romanzo - La «ragassuola» di provincia - Nasce Miriam - 4. Il formidabile volo - Tra film erotici e misteri - La relazione supersegreta - 5. Lo strano affare - Dal porno-regista alle foto sexy - 6. La relazione supersegreta - Nella prigione dorata - 7. Le rivelazioni della madre - Bugie, omissioni e verità scomode - Nasce un’imprenditrice - 8. La resa dei conti - Famiglia, cultura e affari - «Veline» e ciarpame - Milioni e «bagattelle» - Le feste di «papi Silvio» - La difesa di Berlusconi - Lo sfogo di Veronica - 9. L’inchiesta scottante - Bari-Villa Certosa (via Roma) - La «risposta» del Cavaliere - 10. La spartizione dell’impero - Una partita miliardaria - Indice dei nomi
La cenerentola intelligente
di Lidia Ravera
I personaggi pubblici, per mantenere «privata» la loro vita privata, devono esercitarsi nel gioco del segreto: essere più silenziosi, meno esibizionisti, più sobrii di qualsiasi altro cittadino.
Avranno mogli inappuntabili, figli dimenticabili, né discoli né eccellenti, avranno famiglie regolamentari, passatempi adatti alla loro età, una solida cultura su cui non mette conto d’interrogarsi, comportamenti conformi alla loro carica. Si difenderanno dal gossip non dando adito a praticarlo.
Erano così i capi dei governi democristiani, e anche i leader comunisti, nell’Italia di prima. Prima degli anni ’80, del Craxismo, quando i ministri socialisti incominciarono a esibire notti in discoteca, eccessi di crapula, e amanti dal seno prosperoso.
Prima che l’Italia incominciasse ad affondare dolcemente nel ventre molle di una ruling class chiassosa e mercenaria, edonista e cinica, schiettamente indifferente ad ogni tipo di giudizio, da quello estetico a quello morale.
Di questa nuova schiatta di «personaggi pubblici» il campione assoluto è Silvio Berlusconi.
Un uomo che si è fatto da sé e che continua a farsi e rifarsi, senza rispondere dei suoi comportamenti, né personali né politici, pago di essere stato eletto dalla maggioranza degli italiani, e pronto ad esibire questa credenziale a chiunque osi ostacolare la sua dismisura godereccia, la sua bulimia di potere.
La vita privata di Silvio Berlusconi non è mai stata segreta. Quando ha dovuto conquistare il voto degli italiani, non ha esitato a distribuire a tutta la popolazione di questo disgraziato Paese un album di famiglia patinato e agiografico, in cui la sua bionda seconda famiglia brillava accanto ai figli prodotti dal primo matrimonio, a dir la verità un po’ meno belli per assenza degli ottimi cromosomi di Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario.
È bella, Veronica. Lo è ancora, nonostante i 53 anni che, senza dubbio, per i gusti banali di suo marito, sono ben al di là dell’età della pensione, nel reparto «eros» di quel grande magazzino del consumismo porno soft in cui realizza la sua epica virilità.
Era bellissima da ragazza, Veronica. È stata scelta per questo. Era anche – la documentata sintesi biografica che state per leggere lo racconta benissimo – come si dice, «di umili origini», figlia unica e amata di una madre singola in lotta per la sopravvivenza, in anni in cui non poter esibire la protezione maschile era assai più duro di oggi.
Cenerentola? Sì, anche se era già attrice e il suo viso e le sue forme le avrebbero consentito, comunque, una piccola o media carriera da oggetto del desiderio, vuoi sul palcoscenico, vuoi davanti all’obiettivo di una macchina da presa o di una macchina fotografica.
Era, Veronica, non poi molto dissimile dal modello di bella ragazza senza mezzi che riempie le stanze di Palazzo Grazioli o di Villa Certosa. Certo, meno standardizzata. Quindi più attraente. Ma altrettanto esposta, altrettanto «offerta» alla «domanda» di sesso.
Silvio Berlusconi, piccolo e certo non bello, già allora, negli anni ’80, era in affari, comprava, ammassava beni, rilanciava, arricchiva con progressione geometrica.
Ha visto Veronica, gli è piaciuta molto. Vista e presa. Presa proprio, presa e chiusa in una gabbia ben arredata, che apriva lui personalmente, per amarla nei ritagli di tempo.
Leggerete questa parte della storia nel capitolo «La relazione supersegreta». Siamo in via Rovani 2, anno 1980, Veronica è sistemata al primo piano della villa «che il Cavaliere ha acquistato dagli eredi di Ferdinando, importante imprenditore milanese». Per interpretare la parte dell’amante di un uomo in ascesa, si ritira dalle scene accusando i sintomi di una forte depressione.
Le costa molto? È soddisfatta? Propendo per la prima ipotesi, ma non ne sono sicura.
Mi viene naturale, invece, dato che di mestiere sono romanziera, confrontare il percorso del personaggio Veronica con quello delle moderne favorite di cui, grazie a comportamenti non conformi né alla sua età né alla sua alta carica, Berlusconi ci ha costretti a leggere le gesta sulla stampa quotidiana.
Chi sono le belle di oggi?
Tante, omologate, intercambiabili, dimenticabili. Alcune sono prostitute professioniste, altre aspiranti, magari non alla professione, ma ai vantaggi che derivano dall’appalto delle proprie grazie. Infatti, il nostro, si guarda bene dal premiarle con il premio massimo per le cenerentole di tutti i tempi: essere sposate dal principe.
Non ci ha mai pensato a divorziare da Veronica per ammogliarsi con una delle ospiti di Palazzo Grazioli, fosse pure quella che meglio di tutte ha onorato «il lettone di Putin».
A trent’anni dalla prima volta che ha invitato a cena Veronica, Berlusconi tende a costringere noi a sposare le sue favorite, proponendole come rappresentanti del popolo italiano, alla Camera, in Senato, al Parlamento Europeo, al Governo.
I sudditi abbozzano, i cittadini si innervosiscono, baccagliano, bofonchiano. Il Principe non fa una piega. Se «Famiglia Cristiana», grande bacino di voti, lo critica, gli basta avvisare la sterminata audience del reality in cui recita la parte di Protagonista così assoluto da essere, contemporaneamente, «il buono» e «il cattivo»: vado da Padre Pio. Chiudo Villa Certosa. Salgo ginocchioni la Scala Santa (questo non l’ha ancora detto, è un consiglio). Cambio vita.
Cambierà vita davvero? Naturalmente no. Ma, in fondo, non importa a nessuno: i cittadini sono scettici, i sudditi creduloni assoluti. Creduloni, cioè, come chi ha bisogno di credere.
In fondo, in questo scorcio di inizio millennio, c’è una tale carenza di modelli da imitare, di personalità da mitizzare... Anche il Don Giovanni pentito, il Creso in crisi d’identità va bene, no? No? D’accordo, allora mitizziamo sua moglie.
Per me, che appartengo alla categoria dei cittadini con l’aggravante di essere una donna, è quasi facile mitizzare Veronica.
Titolo: una Cenerentola intelligente. Nelle fiabe basta la bellezza. Oggi no. Da quando la bellezza è diventata un artificio, qualcosa che si può conquistare sottomettendosi alla magia del bisturi, l’intelligenza è di nuovo necessaria. Se non altro per differenziarsi.
(Lo dico a voi, ragazze: esercitate anche quel muscolo lì, quello che pompa pensiero, palestre ce n’è poche, al presente, ma si può sempre fondarne di nuove).
Dunque, Veronica, scrivendo la lettera che ha fatto tremare il Palazzo, ha dimostrato, innanzi tutto, di essere intelligente.
E di esserlo sempre stata.
Ha saputo dosare silenzio, condiscendenza, severità. Non ha mai negato di essere stata, ben prima delle varie Noemi (bellezza al bisturi, tra l’altro), una Cenerentola, ma ha rivendicato la dignità dell’amore maturo, quel misto di rispetto per se stessi e per il proprio compagno, di amore per i propri figli e per la propria storia, che caratterizza gli adulti decenti.
Suo marito avrebbe dovuto/potuto ripetere la sceneggiata della prima volta, quando, nel 2007, l’esibizione del suo capriccio per l’allora non ancora ministro Mara Carfagna aveva suscitato una prima lettera di richiamo all’ordine.
Avrebbe dovuto/potuto giustificarsi, ribadire il suo amore e il suo rispetto per l’antica prigioniera di via Rovani, diventata, con il passare degli anni, una donna libera, una cittadina, portatrice sana del diritto/dovere di pensare, giudicare, ribellarsi. Non l’ha fatto.
Ha scelto lo scontro, il divorzio.
Chi sposerà? La prima delle «non elette» per evitare che gli si rivolti contro come quelle a cui ha promesso un premio (una busta, una mano, una legge, un posto) che poi non è arrivato?
Ce lo auguriamo. Ci auguriamo che la crescente dipendenza dalla Sacra Sineddoche (la f..., la sola parte interessante di un tutto inessenziale), costringa il Presidente del Consiglio a dimettersi dalla sua alta carica. Ci auguriamo che possa dedicarsi alla sua passione con agio, a tempo pieno, senza coinvolgere un intero Paese. Non avrà più potere, ma avrà ancora soldi. Potrà continuare a comprare chi vuole. Finalmente, la sua vita privata, sarà davvero «privata». E potremo smettere di occuparcene.
october 2009 | Il Venerdì di Repubblica |
september 2009 | YouTube |
september 2009 | Il Salvagente |