Prefazione alla seconda edizione italiana
Questo volume intende indagare – nella forma di quattordici saggi brevi introdotti da altrettante parole-chiave – alcune nozioni e alcuni nodi teorici che sono al centro del dibattito attuale sulla cittadinanza e l’esclusione, sull’affermazione delle identità e il comunitarismo, sull’etnicità e il razzismo, sul «multiculturalismo» e l’integrazione. È il tentativo di presentare, in maniera sintetica e comprensibile, alcuni temi cruciali riguardanti il campo delle cosiddette relazioni interetniche, cercando al tempo stesso di sottoporre a critica, di storicizzare e di decostruire pre-concetti e prenozioni correnti. Termini come «razza», «etnia», «nazione», «comunità» e «cultura», per esempio, pur fortemente connotati ideologicamente e densi di significati storicamente e socialmente determinati, vengono per lo più adoperati – nel linguaggio quotidiano e in quello dei media e della politica, ma talvolta persino nel discorso scientifico – come se fossero perfettamente neutri e innocenti, come se identificassero delle «cose», delle realtà empiriche indiscutibili.
Uno dei propositi del volume è mostrare come queste categorie non abbiano nulla a che fare con la natura o l’essenza delle cose, ma siano invece artefatti, vale a dire costruzioni sociali, prodotti storici e in quanto tali arbitrari, convenzionali e mutevoli.
Queste astrazioni concettuali e credenze collettive sono nondimeno capaci di agire sulla realtà sociale e di servire come potenti strumenti al servizio della manipolazione ideologica. Una tale capacità performativa emerge con chiarezza da tragici eventi contemporanei come le «pulizie etniche» nella ex Jugoslavia, gli stermini in Ruanda e la miriade di conflitti «etnici» e nazionalisti condotti in nome di qualche presunta identità collettiva esclusiva, intangibile e originaria. Proprio per questo occorre evitare di reificare queste nozioni e di considerarle al pari di fattori esplicativi della realtà.
Dovremmo piuttosto interrogarci su come e perché queste classificazioni sociali e queste credenze si impongano come se fossero realtà indiscutibili, appartenenti quasi all’ordine della natura, finendo così per occultare i giochi di potere, gli interessi economici e i conflitti sociali e politici ad esse soggiacenti. Il secondo intento di quest’opera è discutere e criticare la concezione genealogica, primordialista ed essenzialista che sottende molti dei discorsi e dei dibattiti intorno all’identità culturale, all’etnicità, alla nazionalità, alla lingua. L’idea che esista un qualche fondamento naturale o primigenio – la discendenza, le origini, il sangue, il passato ancestrale, il patrimonio biologico e genetico – alla base dell’identità collettiva è un luogo comune tanto diffuso quanto nefasto.
È il presupposto che ha ispirato, a partire dal diciannovesimo secolo, i colonialismi, i nazionalismi e i razzismi d’antan e che oggi sostiene le derive identitarie: dai particolarismi etnici all’ideologia neorazzista, dal rifiuto degli altri (di chiunque sia percepito come straniero ed estraneo alla comunità locale, nazionale, europea) in nome del principio della «preferenza etnica», «nazionale» o comunitaria, fino all’aberrazione che pretende che da un’identità regionale o religiosa, percepita come fondamentale ed esclusiva, debba discendere un’identità politica separata.
L’ideologia che interpreta il mondo in termini di ancestrali, ineluttabili e nette divisioni etniche e che traccia rigidi confini fra noi e gli altri contiene in sé un principio di esclusione particolarmente pernicioso, un principio che può portare fino all’esito estremo della «purificazione etnica». Essa si accompagna alla ripulsa del métissage, dell’incontro e dello scambio fra culture (cioè fra indiviui e gruppi umani diversi), e in definitiva nasconde il rifiuto dell’uguaglianza e dell’universalità dei diritti. È per questo che ai diritti umani e alla cittadinanza abbiamo dedicato una parte importante di questo libro. Crediamo, infatti, che, nonostante i suoi difetti, soprattutto la sua definizione spiccatamente eurocentrica e la prospettiva gerarchica nella quale è stato finora collocato, l’universalismo che sta alla base di questi due princìpi meriti di essere ripreso in considerazione, indagato e rifondato su basi più critiche, ampie e policentriche.
Questo volume inevitabilmente riflette le problematiche, gli interrogativi ma anche le contraddizioni e i limiti del dibattito che oggi attraversa i paesi dell’Unione europea e più in generale europei.
Abbiamo cercato di partire da un punto di vista comparativo, includendo campi di osservazione molteplici: anzitutto la Francia, l’Italia e la Svizzera, ma con qualche raffronto anche con il Regno Unito, la Germania e i Paesi Bassi, senza trascurare gli Stati Uniti, un paese che, per la sua lunga e peculiare esperienza di immigrazione e la sua pratica, quantunque contraddittoria, di segregazione e di multiculturalismo, costituisce un termine di paragone indispensabile. Siamo tuttavia consapevoli della limitatezza del nostro punto di vista e dell’inevitabile rischio di eurocentrismo che comporta: esserne consapevoli e ri-comprenderlo nell’analisi può contribuire a ridurne gli effetti e ad ampliare la prospettiva.
René Gallissot, Mondher Kilani e Annamaria Rivera