Né laico, né cattolico
Severino, la Chiesa, la filosofia
Attraverso documenti inediti, un libro che parla di Severino confrontandone i vari aspetti con i personaggi più significativi del Novecento. Una divulgazione di alto livello della vicenda filosofica contemporanea sul rapporto tra «il filosofo e il divino».
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053893
- Anno: 2013
- Mese: aprile
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 160
- Tag: Politica Filosofia Religione
La filosofia, anche in Italia, ha conosciuto in questi ultimi anni un significativo e forse inaspettato «revival». Questa temperie culturale potrebbe indicare le ragioni più immediate della grande attenzione di cui gode il pensiero di Emanuele Severino. Non mancano studi sulle varie tematiche che sono state affrontate dal filosofo bresciano, da quelle più squisitamente metafisiche, alle raffinate analisi rivolte ad avvenimenti e questioni più terrene. Mancava ancora, però, un libro che fosse in grado di raccordare gli scritti di Severino rivolti al grande pubblico con quelli di carattere più specialistico, e riuscisse ad indagare il loro più ampio contesto filosofico e religioso. Il libro colma questa lacuna, avvalendosi anche di documenti assolutamente inediti come le lezioni tenute da Severino all’Università Cattolica negli anni ’60.
A chi si rivolge il libro - Sulla soglia - I. Vita e opere di un filosofo - Le esperienze intellettuali di un giovane molto promettente - Il precoce insegnamento nell’Università Cattolica di Milano - I primi corsi sulla cattedra di Filosofia morale - Le lezioni successive di Filosofia morale alla Cattolica - Gli scritti più rilevanti del primo periodo milanese - L’insorgere del «caso» Severino all’interno della cultura cattolica - Il processo canonico e la dichiarazione di incompatibilità con la fede cattolica - La docenza a Venezia e il consolidarsi della nuova fase del pensiero severiniano - Gli scritti fondamentali del periodo veneziano - Breve ragguaglio sugli altri scritti - II. Un pensiero all’insegna dell’eterno - L’eternità di ogni cosa e la critica al divenire come nascita e morte degli enti - L’identità di ogni cosa con se stessa e la critica al divenire come «diventar altro» degli enti - Il rapporto tra le due forme del divenire nichilistico - III. Una discussione lunga quanto la storia della filosofia - Severino alle prese con il pensiero antico e medievale - La relazione con il pensiero moderno e contemporaneo - I testimoni della coerenza del nichilismo occidentale: Leopardi, Nietzsche, Gentile - La posizione peculiare di Martin Heidegger - Il significato del lavoro storiografico di Severino e la partecipazione al dibattito filosofico contemporaneo - IV. La ricerca giovanile della metafisica invincibile - Il magistero di Gustavo Bontadini e l’«inveramento» dell’idealismo attualistico di Giovanni Gentile - La iniziale valorizzazione del pensiero di Heidegger in funzione della metafisica - L’adesione di Severino alla metafisica classica e l’affermazione dell’Essere trascendente - V. La clamorosa «svolta» del ritorno a Parmenide e l’inizio di un nuovo cammino - La critica di Severino alla metafisica e l’affermazione inaudita dell’eternità di tutto ciò che è - Il significato della critica severiniana al «Dio metafisico» - La verità della «ontologia» non nichilistica in rapporto alla «teologia filosofica» - VI. L’interrogazione appassionata e radicale sul senso della vita e della morte - La dimensione teoretica e la prassi etica e religiosa - La critica radicale al nichilismo della civiltà occidentale - Il significato del «destino» alla luce della verità dell’Essere. L’errore dell’etica e della religione - Le linee essenziali della «escatologia» severiniana - La vita del «mortale» e l’autentico significato della «morte» - L’oltrepassamento della morte e la «vita beata» - VII. Il confronto sempre vivo con il cristianesimo - Oltre l’uomo, oltre Dio - La ragione, la fede e la salvezza della verità - La critica al contenuto e alla forma della fede cristiana - Fine inevitabile della fede cristiana? - VIII. La fede nel divenire, la fine della metafisica, la distruzione della tradizione occidentale - Il contrasto interno al pensiero metafisico e il «tramonto degli immutabili» - La distruzione del sapere filosofico tradizionale - La filosofia contemporanea come custode del nichilismo - IX. Il nichilismo contemporaneo. La risoluzione della metafisica e dell’etica nella tecnica - Breve apologia da parte dell’autore - Le forme moderne del «dominio sul divenire» e la loro natura «ideologica» - L’Apparato scientifico-tecnologico del nostro tempo erede del Dio metafisico - X. I «rimedi» inefficaci per l’angoscia del divenire e la Gioia - Il falso «paradiso» della tecnica - Il «rimedio» della poesia e della filosofia nichilistica - La «filosofia futura» interroga le forme della cultura occidentale - Congedo
A chi si rivolge il libro
Questo libro vorrebbe essere per i suoi lettori una guida per «capire» il pensiero estremamente complesso di Emanuele Severino, indagato nel contesto del panorama filosofico contemporaneo e dei suoi rapporti con il cristianesimo e la Chiesa cattolica.
Per quanto Severino, soprattutto in Italia, sia «molto noto» anche al grande pubblico, parafrasando una celebre espressione di Hegel si potrebbe dire che, tuttavia, il suo pensiero tutto sommato sia «poco conosciuto».
Certo, i temi che lo hanno reso famoso anche al di fuori delle aule accademiche – la negazione del divenire dell’«essere»; il nichilismo che pervade la cultura e la storia dell’Occidente; la non verità di ogni forma di «fede», inclusa quella cristiana; la inevitabile risoluzione dell’etica, ma anche della politica e dell’economia, nella tecnica – sono sulla bocca di molti. È altrettanto vero, però, che sono molti di meno coloro i quali conoscono veramente dove si raccoglie la forza del pensiero di Severino e, parimenti, sanno individuare il luogo teoretico nel quale può sorgere una seria discussione e un confronto appropriato. Ed è lo stesso Severino a scrivere libri dal tenore differente, i quali si rivolgono a due pubblici diversi: quelli «più difficili» per gli specialisti in filosofia e quelli «più facili» per un pubblico più largo.
Il libro poggia su una scommessa: «introdurre» a una comprensione dei fondamenti della filosofia severiniana e delle conseguenze più rilevanti sul piano teoretico e su quello pratico in forme accessibili evitando, per quanto è stato possibile, tecnicismi che avrebbero ostacolato l’accesso alle tematiche che sono state trattate a chi non sia abituato ad affrontare questioni strettamente filosofiche.
In qualche modo, quindi, per me è stato come accettare la sfida di raccordare gli scritti di Severino dalla scrittura «facile» con quelli dalla scrittura «difficile», rivolgendomi idealmente a chi segue il filosofo bresciano dalle pagine del «Corriere della sera» per aiutarlo a fare un passo in avanti nella comprensione del suo pensiero.
Del resto, qualcosa del genere avevo già provato a farla con alcuni miei articoli apparsi in questi ultimi anni anche sul «Corriere».
Naturalmente, potrà essere proprio questo ideale lettore a giudicare se, ed entro quali limiti, il compito che mi ero assegnato sia stato effettivamente portato a termine.
Allorquando, poi, ad accostarsi al libro sia un «addetto ai lavori» del pensiero severiniano, mi auguro di riuscire a portarlo dalla mia parte, nel senso di convincerlo circa la bontà del percorso interpretativo che qui è stato tracciato.
A tale riguardo, vorrei richiamare l’attenzione particolarmente sul fatto che la mia lettura del pensiero severiniano, del quale vengono ad essere sottolineati i diversi passaggi e sviluppi che lo caratterizzano, evita di confondere la critica del filosofo alla tradizione metafisico-teologica con un mero abbandono della «grande questione» speculativa che essa racchiude riguardo alla comprensione unitaria di tutte le cose – una questione con la quale egli ha sempre continuato a confrontarsi e di cui ha sottolineato l’importanza anche per la filosofia del nostro tempo. Un discorso analogo può essere fatto riguardo al confronto critico di Severino con la fede cristiana, ma su questi temi avremo modo di soffermarci ampiamente nel corso del libro.
Il volume è composto da dieci capitoli, la cui lettura può essere relativamente indipendente, ma che si susseguono di per sé in modo organico.
Il primo capitolo ha lo scopo di introdurre, per così dire, nel laboratorio stesso del pensiero severiniano. Esso offre un’ampia panoramica dell’intero sviluppo intellettuale del filosofo, per la cui composizione ho avuto modo di prendere in esame anche i
Corsi di lezione, tuttora inediti, tenuti da Severino presso l’Università Cattolica nella prima e più cruciale fase del suo insegnamento accademico.
Dopo questa prima ricognizione a tutto tondo il libro cerca di mettere in esecuzione il proposito di condurre idealmente il lettore che conosce Severino dagli scritti che appaiono periodicamente sul «Corriere della Sera» a una comprensione un po’ più avanzata del suo pensiero.
Si verrà, così, a incontrare il Severino più marcatamente teoretico, quello che discute davvero sui «massimi sistemi» e che solo passando attraverso queste riflessioni più approfondite ha potuto svolgere la sua critica radicale nei confronti della civiltà dell’Occidente. Il lettore s’imbatterà con alcuni dei maggiori personaggi della storia della filosofia e in particolare del pensiero del Novecento; farà la conoscenza di colui che fu il maestro di Severino, quel metafisico di razza che risponde al nome di Gustavo Bontadini; verrà a sapere anche di ciò che sta alla base della critica di Severino alla fede cristiana e del significato che un tale confronto possiede agli occhi del nostro filosofo.
Dopo essere giunto a mostrare quali siano le radici ontologiche delle tesi più note del filosofo, ho messo a fuoco il tema del tramonto della «tradizione occidentale», il quale deve essere affrontato evitando di cadere nella genericità che resta sempre in agguato quando si affronta tale questione.
Il tema, perciò, è esaminato in ordine alle varie forme in cui la tradizione occidentale si è incarnata nel corso del tempo: innanzitutto relativamente alla prassi etica dell’umanesimo occidentale, che per Severino viene a perdere la sua specifica differenza nei confronti dell’agire tecnico; poi alla conoscenza scientifica, di cui è mostrata la sua originaria inscrizione in una volontà di dominio del mondo; e infine alla stessa tecnica, della quale unitamente al suo carattere onniavvolgente è indicata la strutturale ambivalenza.
Il sempre più articolato e avanzante Apparato tecnologico del nostro tempo, infatti, al culmine della sua potenza non può mantenere la promessa di realizzare il «paradiso» in terra, lasciando inevitabilmente l’uomo solo con se stesso, alle prese con l’angoscia che scaturisce dalla visione del nascere e del morire di ogni cosa e dalla considerazione del proprio «esser mortale». Questa, però, non è l’ultima parola che dovrà essere pronunciata riguardo a ciò che attende l’uomo nel suo futuro più autentico e più vero.
Alla luce di queste prime indicazioni, possiamo entrare con una comprensibile curiosità nel laboratorio filosofico di Emanuele Severino.
Sulla soglia
In una sintetica, quanto suggestiva, riflessione autobiografica Emanuele Severino ha racchiuso gli elementi fondamentali del suo itinerario filosofico ed esistenziale: la fede religiosa, ricevuta in una famiglia «supercattolica»; l’impegno filosofico di tutta la vita, che va al di là delle mansioni strettamente accademiche; la iniziale «armonia» tra la filosofia e la fede, che egli acquisiva dal suo personale processo formativo; il successivo giudizio di una loro reciproca «incompatibilità», in quanto anche la fede cristiana è giudicata appartenere all’alienazione essenziale dell’Occidente dalla verità.
Sono andato avanti pensando che l’impegno nel discorso filosofico non fosse un ostacolo per la fede, e viceversa. La fede era lasciata in vita, in simbiosi con l’interesse filosofico. Solo in seguito è divenuta manifesta l’incompatibilità tra la fede cristiana e il discorso filosofico che avevo sviluppato; tra questo discorso e la fede in quanto appartenente a un orizzonte più ampio: la civiltà dell’Occidente.
Sarà bene tenere costantemente presente la suddetta riflessione lungo il percorso che andrò a disegnare, perché il rapporto tra le dimensioni della filosofia e della fede cristiana costituisce l’elemento essenziale per comprendere il pensiero di Severino lungo tutto l’arco della sua evoluzione. Tale giudizio mi pare che risulti confermato anche dalla lettura della recentissima autobiografia del filosofo, all’interno della quale sono svolte alcune riflessioni circa questo suo «stare tra filosofia e fede».
L’aspetto «drammatico» del rapporto tra la filosofia e la fede cristiana traspariva in Severino, con maggior forza, negli anni in cui teneva i suoi Corsi accademici presso l’Università Cattolica.
Una tale partecipe attenzione, che nasceva in lui da motivazioni soprattutto di carattere filosofico, resterà tuttavia sempre viva nel suo pensiero e solo a una lettura superficiale dei suoi scritti si potrà temere di sopravvalutarla.
Incominciamo, ora, con ordine, il racconto di questa avventura umana e intellettuale, che è davvero singolare e che è rappresentata plasticamente dal titolo del libro: Né laico, né cattolico.
26 dicembre 2015 | La Civiltà Cattolica |
01 settembre 2014 | Il Regno |
13 gennaio 2014 | recensionifilosofiche.info |
01 dicembre 2013 | Studia Patavina |
15 luglio 2013 | IL REGNO |
01 luglio 2013 | Il Corriere del Sud |
26 aprile 2013 | La Gazzetta del Mezzogiorno |
17 aprile 2013 | Corriere della Sera |