La variabile indipendente
Quale giustizia negli anni Duemila
introduzione di Mario Isnenghi - postfazione di Giuseppe Cotturri
Da un quarto di secolo, in un contesto caratterizzato da disegni vari di revisione della Costituzione, si è accentuata l'aggressività del potere politico nei confronti della giurisdizione e dell'indipendenza della magistratura. Tutto ciò accentua la crisi dei diritti e delle libertà.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053640
- Anno: 2006
- Mese: ottobre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 280
- Tag: Politica Diritto Diritti umani Giustizia Silvio Berlusconi
Le ultime elezioni politiche e il referendum costituzionale hanno segnato la sconfitta della Casa delle libertà e del «berlusconismo». Peraltro, a fronte da un lato di una destra che conserva una grande forza e dall'altro del processo di costruzione del «partito democratico», a forte connotazione neocentrista, rimane il problema dell'assenza di rappresentanza complessiva di quanto c'è di sinistra nel paese. Ciò si traduce in una scarsa tutela dei diritti individuali e sociali, che si riflette anche sulla giurisdizione. In questo contesto si collocano l'analisi e le proposte di Magistratura Democratica. L'indipendenza del giudice è data oggi dalla sua capacità di operare, nonostante le difficoltà, per la difesa di diritti e garanzie, nell'ottica della promessa di emancipazione che caratterizza la Costituzione repubblicana, della quale il referendum ha confermato la piena validità.
Introduzione di Mario Isnenghi - Premessa - 1. La giurisdizione negli anni duemila - La Costituzione repubblicana - Libertà dei moderni, diritti civili e repressione - Il lavoro - L'impatto della crisi del sistema politico - 2. Il governo delle destre - Le destre e la giustizia - Programmi e interventi concreti - La riforma dell'ordinamento giudiziario - Intimidazioni e repressione disciplinare - Una difficile eredità - 3. Non solo resistere, resistere, resistere... - L'iniziativa di Md - L'opposizione allo stravolgimento della Costituzione... - ...e l'impegno per una Costituzione europea - In difesa dei diritti civili... - ...e per la pace e il diritto internazionale - Medel - La mafia - Il sistema penale - L'immigrazione - Il diritto del lavoro - Giustizia civile - Il XV congresso e le prospettive di Md - L'interpretazione - Md, l'iniziativa esterna e la sinistra - 4. Il «problema» di una Costituzione progressiva - La Costituzione repubblicana e le diverse fasi della vicenda di Md - La fondazione (1964) - Il triennio 1968-1970 - La fine della stagione delle riforme - La crisi del 1992 - Garantismo e giurisprudenza alternativa - Le ragioni della difesa della Costituzione del 1948 - Conclusioni - Postfazione - Costituzione, giudici, processo costituente di Giuseppe Cotturri - Indice dei nomi
Premessa
La crescente lontananza della condizione dei diritti e delle libertà dalle previsioni della legge fondamentale della Repubblica è seguita con allarme dagli osservatori più attenti della società italiana. Fra questi va annoverata Magistratura Democratica (Md), che continua a tentare di affiancare al momento dell'analisi quello, altrettanto difficile, dell'iniziativa politico-culturale finalizzata a difendere e riproporre la tavola dei valori di quella legge. Gli esponenti del governo che dal 2001 al 2006 ha portato l'Italia alla rottura con la Costituzione del 1948 hanno polemizzato aspramente nei confronti dell'intera magistratura, spesso accusata di aver messo in discussione con le inchieste penali, prima nei confronti dei massimi dirigenti della Dc e del Psi, e poi del leader e di altri esponenti di Forza Italia, la legittimazione a governare di coloro che in libere elezioni a tal fine erano stati scelti dal popolo: quasi che lo smisurato fenomeno della corruzione che ha investito il nostro paese negli ultimi venticinque anni del secolo scorso sia stata un'invenzione dei giudici. La polemica ha poi assunto i caratteri di una vera e propria aggressione per quel che concerne Md, duramente attaccata in quanto tale. In proposito s'è segnalato in una prima fase il ministro della Giustizia Roberto Castelli (Lega Nord) che, in occasione di un Congresso nazionale dell'Anm (Venezia, febbraio 2004) e poi nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento, ha tra l'altro indicato un mio precedente scritto del 1999 (Giudici a sinistra) come esempio scandaloso di politicizzazione di Md e come ragione di sfiducia nei confronti dei giudici. I suoi interventi sono suonati sgradevoli in bocca a un esponente di una maggioranza che ha utilizzato gran parte della legislatura non per realizzare riforme finalizzate a dare efficienza al servizio giustizia e a migliorarne la qualità – come pure l'articolo 110 della Costituzione gli imponeva – bensì per tentare di ridurre l'indipendenza della magistratura con una vera e propria controriforma dell'ordinamento giudiziario. Una maggioranza che ha cercato di proporre ulteriori riduzioni per la legislatura successiva in occasione della relazione al Parlamento del 17 gennaio 2006 e di introdurre nei codici meccanismi utili ad alcuni esponenti governativi e ad alcuni loro stretti collaboratori per salvarsi da gravi accuse di rilievo penale, in un quadro di complessivo imbarbarimento del sistema, simbolicamente evidenziato dalla mancata approvazione della norma sulla tortura e dall'ampliamento delle ipotesi di legittima difesa. Soprattutto con la campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento, fino a due giorni prima delle votazioni, è stato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a rendersi protagonista dell'attacco a Md. Senza mai fare nomi e indicare circostanze specifiche, Md è stata indicata all'opinione pubblica – in interviste a giornali, in pubblici comizi e in convegni di organizzazioni di categoria – come un'aggregazione criminosa di giudici al servizio dei partiti di sinistra. Dalla pubblicazione di Giudici a sinistra altri anni sono trascorsi, appunto quelli del governo della Casa delle libertà, dai successi elettorali del 1999 e del 2001 (elezioni politiche) fino all'inizio della crisi del «berlusconismo» e alla relativa sanzione politica. Una sanzione a più facce, costituita non solo dagli esiti delle elezioni regionali della primavera del 2005 e di quelle politiche dell'anno successivo, ma anche dalla severa risposta popolare al tentativo delle destre di stravolgere la Costituzione repubblicana. Nel frattempo Md ha compiuto quarant'anni. L'anniversario è stato celebrato a Roma, nel dicembre 2004, con un grande incontro di due giorni aperto al pubblico (teatro Ambra Jovinelli), a metà fra la festa e il convegno, con tante significative partecipazioni esterne, che ha avuto l'ambizione di costituire contemporaneamente una ricostruzione storica e una riflessione volta al futuro. Poco tempo dopo, a Palermo (XV Congresso, 5-8 maggio 2005), Md ha ulteriormente approfondito la riflessione sull'attuale fase, una delle più difficili della storia repubblicana. Una stagione, quella di questi primi anni duemila, che ha visto non solo l'accentuarsi esasperato dell'aggressività del potere politico ed economico nei confronti della giurisdizione, anche in termini di brutale delegittimazione, ma soprattutto il disvelarsi sempre più nitido di un disegno complessivo di ristrutturazione dei rapporti sociali e dell'intero sistema istituzionale, nell'ambito del quale, con esplicita franchezza, si è progettato di liberare gli uomini di partito dal controllo dei giudici e si è di conseguenza posto il problema di una riduzione dell'indipendenza della magistratura, a cominciare da quella del pubblico ministero. Un'anomalia: così è stata considerata la capacità della magistratura, o di parte di essa, di contrastare gli abusi del potere politico e di quello economico-finanziario. A fronte di tale disegno, peraltro, a partire dai fatti di Genova del luglio 2001, si è sviluppato nel paese un ampio movimento, certo ancora frammentato e privo di una voce complessiva a livello politico generale, ma capace di riproporre sotto molti profili il tema alto della difesa delle libertà e dei diritti. Un movimento che, anche se ancora privo di una sintesi politica in un programma di governo, ha riproposto con forza i contenuti propri di una politica di sinistra: dall'uguaglianza alla pace, dalla Tobin tax al reddito di cittadinanza, dal rifiuto della globalizzazione neoliberista (con tutte le sue esigenze, ad esempio in tema di precarietà e di orario di lavoro), fino alle proposte alternative in tema di immigrazione e tossicodipendenze. Un movimento che è stato decisivo per la sconfitta della destra al referendum costituzionale. Questa contraddizione ha riproposto da un lato il tema del ruolo della giurisdizione, dall'altro quello degli spazi di intervento di Md, in termini di critica e di proposta, per la difesa di garanzie e diritti. Di tutto ciò vuol parlare questo libro.
Roma, 31 luglio 2006
Ringrazio Gianfranco Gilardi, Sergio Mattone, Giancarlo Scarpari e Gianfranco Viglietta per l'aiuto che mi hanno dato nello svolgimento di questo mio lavoro; Mario Isnenghi e Giuseppe Cotturri per aver accettato di integrarlo con importanti, significativi contributi.