Il tramonto del mito americano
Contraddizioni di un mondo a rischio
Potentati economici e oligarchie finanziarie schiacciano un mondo abbagliato dal mito della globalizzazione e dagli inganni della comunicazione. Armi e denaro sono i valori fondanti di una civiltà al tramonto. Tutti lo sanno e tutti agiscono come se non lo sapessero; sarebbe cattiveria se non fosse incoscienza.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053596
- Anno: 2006
- Mese: aprile
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 352
- Tag: Storia America Politica Politica internazionale Globalizzazione
Oggi l'Occidente è preda di drammatici sconvolgimenti, legati ai rapporti fra paesi ricchi e paesi poveri, al predominio degli USA sulla scena internazionale, al rinascere prepotente di visioni arretrate e oscurantiste, ai nuovi miti della globalizzazione, ai drammatici squilibri economici e culturali fra le varie regioni del mondo, fino alla morte di un intero continente: quello africano. La società internazionale è dilaniata da contraddizioni che ne minano la coerenza interna e che investono tutti i campi, da quello economico a quello ideologico, etico, sociale. Gli Stati Uniti pretendono di essere alla guida di questo mondo sconnesso e ne costituiscono l'immagine amplificata; essi non sono la causa dello sfacelo ma lo strumento principale attraverso cui lo sfacelo si compie. Il libro affronta con ricchezza di dati questa «crisi di sistema», sempre più evidente anche se negata dall'establishment, che rivela le antinomie economiche e culturali di una società schizofrenica e disperata.
Introduzione - 1. Gli equivoci dell'economia - Automatismi e disuguaglianze - Mercato globale e informatica - Globalizzazione: giudizi controversi - Il ruolo delle multinazionali - Trasformazione delle strategie industriali - Il nuovo marketing e la filosofia del marchio - La lotta al marchio - No global - Ecologia, una scienza inutile? - Dalle trappole del Washington Consensus alle truffe della Cooperazione Internazionale - 2. Gli equivoci ideologici - Imperialismi e imperi - Stato di diritto - Il concetto di guerra - Problemi di comunicazione: l'informazione orientata - Razzismo, etnie, partiti politici - Il mondo arabo e l'Islam - ...e il mondo ebraico - 3. Limiti estremi: il genocidio africano - L'Africa oggi: idee a confronto - La situazione attuale - Mille piccole Afriche - 4. Splendori e miserie del Grande Paese - Una colonizzazione sui generis - L'identikit della nuova nazione - America now - Il sistema costituzionale - La struttura economica - Una società disgregata - La rivolta culturale - Cosa resta del quarto potere? - L'esercito: un crocevia obbligato - L'istruzione in mano ai militari, e non solo... - La grande crisi - Conclusioni - Le pagine del futuro - Abbreviazioni
Introduzione
Vi sono momenti nella storia in cui sembra che il fluire del tempo si arresti di colpo e che il quadro degli eventi appaia come cristallizzato; momenti in cui le opere dell'uomo si arenano, gli antichi valori non si riconoscono più, e i nuovi non sono ancora maturi. Le civiltà nascono, crescono e invecchiano. Non muoiono, perché le loro realizzazioni restano nel tempo, ma esauriscono la loro carica vitale, e in attesa di un nuovo principio generatore, continuano a produrre eventi per forza di inerzia, come variazioni di un tema già noto e ormai esaurito. Quante volte abbiamo assistito a questo processo: la morte della polis, la fine dell'impero romano, la decadenza della civiltà cinese, «l'autunno del Medioevo» europeo. Visti con l'occhio dello storico sono tutti momenti di passaggio, che nella crisi nascondono i germi di una nuova linfa, ma i testimoni di quegli eventi ci trasmettono il ricordo di tramonti di sangue nei quali, come scrive Huizinga, «il fuoco dell'odio e della violenza divampa, il diavolo copre colle sue ali nere la tetra terra, e l'umanità attende la fine di ogni cosa». Certamente questo non accade, anzi la storia riprende il suo cammino, lasciandosi dietro le sue scie di morte e aprendosi a nuovi orizzonti di vita, ma il parto è doloroso e il costo altissimo. Ecco, mi sembra che il mondo stia vivendo uno di questi momenti. La comunità internazionale sta attraversando una crisi profonda; mai come oggi è apparsa divisa e incerta, oltre che mal guidata. Al di là delle dichiarazioni politiche di comodo dell'establishment internazionale e delle consuete dialettiche fra opposte ideologie, si può affermare che la società occidentale è una società disperata. Al suo interno vivono contraddizioni insanabili, legate ai rapporti fra paesi ricchi e paesi poveri, al predominio degli USA di fronte al resto del mondo, all'ascesa delle multinazionali come soggetti politici autonomi, allo sfacelo di intere nazioni, sommerse dai delitti e dalla fame, alle lotte che si intrecciano all'interno di un sistema globale nel quale paradossalmente comunicazione e solitudine si amplificano a dismisura. Sono problemi di oceanica vastità, che coinvolgono sia le istituzioni che i singoli individui, cui si aggiungono i mille contrasti della vita e del pensiero quotidiani, acuiti da uno sviluppo tecnologico intenso e mal distribuito e dalla conseguente accelerazione del tempo nel generare dialoghi e contrasti fra uomini e società; un allargamento dei confini geografici e una contrazione dei tempi di reazione che hanno sconvolto e reso problematico l'adeguamento degli individui alle nuove realtà. Le continue conquiste scientifiche e tecnologiche hanno imposto all'umanità un ritmo di trasformazione sempre più rapido e convulso, e pertanto non completamente metabolizzato; il tempo si raggrinza a certi livelli, mentre in altri rimane ancorato a ritmi antichi, sicché le differenze fra i popoli, in campo sia materiale che spirituale, si sono ingigantite. In una geografia nella quale a deserti senza confine si alternano metropoli esplosive si agita un'umanità che vive di conquiste tecniche applicate prima ancora di essere comprese, o assimilate soltanto nei risultati materiali; un'umanità sedotta dalle comunicazioni più disparate e dalle promesse di nuovi miti; un'umanità tempestata da mille verità contrastanti e immersa in un immenso calderone nel quale scienziati e fattucchieri convivono, occupando gli stessi spazi pubblicitari. In questo regime di disordine è naturale che l'incomprensione regni sovrana, che i contrasti politici e sociali si moltiplichino, che la forbice fra ricchi e poveri aumenti, e così le ingiustizie e i rischi per l'ecumene. Cresce come un bubbone un mondo polarizzato, nel quale potenze imperiali e nuove orde di ribelli si fronteggiano attraverso immagini di guerra totale e anonimi siti web: Internet ne registra i messaggi e gli inganni. Quando l'esasperazione degli emarginati supera il limite estremo, la bomba esplode. Palestina, Afghanistan, Timor, Liberia, terrorismo, fame: una miscela esplosiva ma non risolutiva. La disperazione produce violenza pura […].