Oltre l'Occidente
Critica della Costituzione europea
Il Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa è stato salutato da molti come una svolta nel processo di integrazione europea. In realtà il futuro dell'Europa non risiede più nei progetti giuridici di pace perpetua, bensì in una nuova decisione politica fondamentale adeguata alla prospettiva dei grandi spazi continentali.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053510
- Anno: 2005
- Mese: maggio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 240
- Tag: Politica Diritto Politica internazionale Europa
Questo libro analizza le dottrine giuridiche, in particolare tedesche, sul tema del processo di integrazione europea, criticando le prospettive puramente normativiste, contrattualistiche e multilevel. La novità rappresentata dall'Unione Europea esige una rifondazione della scienza giuridica all'altezza di un progetto di integrazione che sappia immaginare e proporre forme istituzionali nuove e non dipendenti dal mercato. Si tratta di ripensare le funzioni della statualità e del regionalismo in una dimensione continentale «oltre l'Occidente» indifferenziato, affermando le ragioni di un'Europa politica e sovrana, che da Parigi a San Pietroburgo sia in grado anche di prospettare un modello proprio, specificamente europeo, di convivenza e di civiltà, diverso dal modello americano.
Prefazione - 1. Introduzione - L'Europa e l'America - L'Europa e gli Stati-nazione - L'Unità attraverso il diritto? - 2. Il futuro delle costituzioni nella crisi dello Stato moderno - Stato e costituzione - Il patriottismo della costituzione - I due concetti di costituzione - Il «tracollo della costituzione» - Le illusioni del contrattualismo e le radici religiose - Per la critica del formalismo: la costituzione multilivello e l'astrazione normativa - Un'Europa dei «cittadini»? - 3. L'Europa oltre i diritti - Costruire l'Europa? - La Carta dei diritti - La costituzione europea e la crisi delle costituzioni - Diritto e politica. Il mercato e la potenza - 4. Problemi di legittimazione del processo di integrazione europea tra sovranità degli Stati e competenze dell'Unione - Stati e diritto - La natura dell'Unione - Competenze e sovranità - Il principio di sussidiarietà e i suoi limiti - Un ordinamento finalistico - Popolo, terra, Stati - L'Europa come grande spazio - L'Europa, le costituzioni e il futuro della politica - Metapolitica e società europea - Conclusioni - Oltre l'Occidente
Prefazione
1. Il titolo destinato in origine a questo libro era «L'Europa e il futuro delle costituzioni»; sarebbe stata l'edizione definitiva di un volume apparso in provvisoria nel 2002, una raccolta di saggi direttamente o indirettamente legati al problema della costruzione dell'Europa nella crisi della politica e delle costituzioni. I recenti avvenimenti connessi alla redazione del progetto di Trattato sulla costituzione dell'Unione Europea, ma sopra tutto le divisioni del nostro continente in merito ad una questione cruciale come quella dell'invasione e dell'occupazione dell'Iraq, e più in generale sulla politica unilaterale della guerra preventiva praticata dagli Stati Uniti d'America, mi hanno convinto del fatto che una «edizione definitiva» di quel libro non aveva più senso. Oggi è evidente a tutti che l'interrogativo fondamentale non deve riguardare più le costituzioni e gli Stati nazionali, il Trattato sull'Unione, le sue modifiche e la sua (eventuale e nient'affatto certa) approvazione in via referendaria in alcuni paesi, il processo di integrazione economica, la «costituzione europea» in senso tecnico, la Corte di Giustizia o gli altri organi dell'Unione in un quadro di dogmatica del diritto, ma l'Europa semplicemente, l'Europa in quanto luogo privilegiato di una storia e di un destino, una dimensione che travalica necessariamente le ricostruzioni classiche del diritto europeo o le controversie dottrinali sulla configurazione giuridica dell'Unione Europea. A quel tempo sollevavo dei dubbi, non soltanto sull'opportunità di una scrittura di tipo costituzionale delle regole e delle istituzioni dell'Unione (proprio mentre altri studiosi parlavano di un raggiunto «momento della scrittura»), ma sopra tutto sulla proposta di immaginare l'Europa als Staat, cioè nelle stesse forme e categorie del pensiero legato all'epoca degli Stati sovrani nazionali e del positivismo giuridico ad essi storicamente intrinseco, senza porsi il problema di un ripensamento da parte dei giuristi dello strumentario concettuale dell'Occidente post-rivoluzionario (all'altezza delle trasformazioni che i processi di globalizzazione e di integrazione sovra-nazionale in un'epoca post-ideologica hanno innestato). Quei dubbi sono stati confermati drammaticamente dagli avvenimenti degli ultimi due anni, che hanno rivelato in tutta la sua portata l'impotenza strutturale dell'Europa odierna, preda di una ideologia giuridicista ed economicista, che da un lato vorrebbe farne il luogo della retorica dei diritti umani, dall'altro la sottomette a regole politicamente assurde, come quelle dello statuto della Banca centrale europea, che favoriscono una politica economica deflazionista la quale sta rendendo sempre più obsoleta la base produttiva dei paesi europei nel loro complesso, impedendo – pur in presenza (o forse proprio a causa) di una competitività spesso selvaggia – la crescita degli investimenti e dell'occupazione dall'inizio degli anni Novanta. Complice di questa crisi si è rivelato l'ottuso patto di stabilità, uno strumento rigido e tecnocratico che sembra essere funzionale unicamente al rafforzamento delle burocrazie di Bruxelles, mentre l'Europa invecchia e diventa sempre più povera. Il Trattato «costituzionale» firmato a Roma il 29 ottobre 2004, un testo che fuga tutte le ansie di quei giuristi che temevano una costituzione europea quale cavallo di Troia verso uno Stato europeo, nulla modifica rispetto ad una impostazione fortemente burocratizzata propria già del Trattato di Nizza; non solo: se da un lato vengono conservate le politiche di cooperazione rafforzata tra singoli Stati, che sole potrebbero far immaginare un'Europa concretamente politica, dall'altro le si rende difficilmente praticabili per tutta una serie di vincoli che vengono posti. Ma il punto politicamente più discutibile è che viene «costituzionalizzata» la subordinazione dell'Europa all'Occidente atlantico, con un riferimento esplicito per il settore militare alla Nato, all'art. I-40.7: Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell'ambito della NATO, che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l'istanza di attuazione della stessa […].