Lina Morino militò giovanissima nella Resistenza. Fece i primi studi universitari alla Sorbona di Parigi; ivi frequentò Charles du Bos, Jacques Maritain e molti altri, in particolare quell’eccezionale cenacolo di scrittori della N.R.F. Rientrata in Italia (proveniva da famiglia socialista che aveva combattuto il fascismo) si impegnò nella DC e fu appassionata europeista. Redattrice di «Democrazia» a Milano; dirige poi l’Ufficio Esteri della DC a Roma, in seguito assume la vice direzione del periodico «La Via», quindi quella del settimanale «Libertas»; è nominata nel ’57 capo dell’Ufficio romano per la stampa e l’informazione delle Comunità europee. Stretta collaboratrice di Alcide De Gasperi, ebbe una parte di primo piano nell’organizzazione dei contatti tra il presidente del Consiglio italiano e i capi dei partiti europei di ispirazione cristiana, in particolare con il cancelliere della Germania federale Adenauer e gli esponenti della CSU bavarese. Trasferì poi la sua coerenza e il suo spirito di iniziativa da Roma a Lussemburgo e a Bruxelles, nel quotidiano lavoro di costruzione dell’Europa. È autrice di vari saggi e opere, fra le quali La Nouvelle Revue Française dans l’histoire des lettres; Testimonianze su De Gasperi; Nascita e volto della nuova Christliche Parteien in Europa, Lamennais, ovvero il cammino verso l’umanità.
All’indomani della Seconda guerra mondiale volgono a radicale trasformazione la struttura dello Stato e le stesse realtà nazionali. Assumono rilevanza i nuovi legami dei paesi europei con l’Africa e il Commonwealth: Europa e Terzo Mondo prendono via via un tracciato globale che investe le varie dimensioni dello sviluppo. Il presente volume si addentra con precisa indagine e senso critico nel vivo dei problemi e delle non facili trattative. Si delineano aspetti contrastanti e interpretazioni varie dei fondamenti giuridici e della procedura d’associazione. L’obiettivo comunitario è comunque di stabilire veri e propri rapporti di cooperazione fra «Stati sovrani»; rapporti che traggono la loro validità da chiare direttrici storico-politiche. L’Europa deve accelerare il suo processo unitario e deve realizzare un nuovo modello di sviluppo. La realtà odierna europea non è delle più confortanti. Pure, anche se per strade tortuose e con ingiustificabili ritardi, la politica di Bruxelles ha avuto il merito di portare a questo sbocco. In quest’ultimo anno poi, prima a Kingston nella Giamaica (luglio ’74) facendo il primo passo verso un nuovo ordinamento economico mondiale, poi a Lomé nel Togo (febbraio ’75) con la Convenzione firmata con 46 paesi d’Africa dei Caraibi del Pacifico, fra entità industrializzate e paesi in via di sviluppo, la Comunità ha chiaramente dimostrato di attestarsi su una prospettiva lungiminante.