La religione del capitale
Massime, preghiere e lamenti del capitalista
introduzione di Beatrice Zaccaro
Il celebre pamphlet del genero e discepolo di Marx, efficacissimo strumento di propaganda, che col suo stile semplice ed incisivo contribuì alla diffusione del marxismo.
- Collana: Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822037190
- Anno: 1979
- Mese: gennaio
- Formato: 11 x 18 cm
- Pagine: 128
- Tag: Politica Capitalismo Marxismo
Oggi in Italia il nome di Paul Lafargue è generalmente legato al famosissimo Il diritto all’ozio. Questo è un altro suo celebre pamphlet, La religione del capitale, un libriccino che assieme a Il diritto all’ozio ha costituito uno dei testi-base su cui si sono formati e avviati al marxismo moltissimi militanti. Lo stile dei due pamphlet è lo stesso: è lo stile giornalistico semplice e incisivo che più era congeniale a Lafargue e meglio si prestava alla propaganda. Ma, a saper leggere tra le righe, il primo costituisce la teorizzazione del rifiuto del lavoro e il secondo in un certo qual modo anticipa alcune moderne teorizzazioni sul capitale totale. In questo pamphlet Lafargue rappresenta il capitale che, ponendosi come Darstellung, rappresentazione assoluta, si è incarnato e si è fatto Dio: il Dio-Capitale. È un capitale che cerca di presentarsi come totale, come legge naturale e universale. Ma Lafargue individua il tallone d’Achille della «tigre di carta»: il capitale in realtà non è autonomo ma dipende dal lavoro umano che è il soggetto reale della produzione, dipende dal lavoro perché è proprio il lavoro che «conserva ed eternizza» il capitale. Secondo Lafargue un vero e proprio superamento del capitalismo passerebbe proprio attraverso il rifiuto del lavoro. Per questo i due pamphlets risultano complementari e legati indissolubilmente l’uno all’altro. È questa la chiave di lettura che suggeriamo al lettore, rintracciando il filo rosso che lega non solo i due pamphlets l’uno all’altro, ma anche il nostro presente alla «tradizione».