Il furto campestre
Una forma di lotta di massa nel Veronese e nel Veneto durante la seconda metà dell'800
introduzione di Vittorio Foa
È la drammatica storia dei contadini espropriati, privi di organizzazione ma ricchi di inventiva, da un lato, e la borghesia agraria dall'altro.
ESAURITO
- Collana: Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822037039
- Anno: 1977
- Mese: gennaio
- Formato: 11 x 18 cm
- Pagine: 144
- Tag: Storia Società Politica Borghesia Lotta di classe Diritti umani Politica italiana
La ricerca di Federico Bozzini prende in esame una forma di cultura e di lotta di massa, sinora non studiata, delle classi subalterne: il furto campestre. Il furto campestre come lotta, nel periodo dell’accumulazione capitalistica, contro la espropriazione delle terre di uso comune e come forma integrativa individuale per salvaguardare le condizioni minime di esistenza. Questa forma di furto di massa si incrementerà dopo l’Unità, come risposta allo sfruttamento cui saranno sottoposte le plebi contadine e come forma di resistenza al lavoro salariato. Verrà attenuandosi gradatamente dopo il 1900, quando con la formazione delle leghe contadine e di una organizzazione sindacale autonoma, il bracciantato e in genere il lavoratore riusciranno ad imporre una contrattazione del prezzo della propria forza lavoro. La prefazione di Vittorio Foa inquadra il problema nella storia europea dell’accumulazione capitalistica e mette in luce gli aspetti inediti e originali della ricerca di Bozzini.
1 settembre 2016 | Note Mazziane |