Architettura spagnola della Seconda Repubblica
introduzione di Guido Canella
Le due tendenze espresse in architettura dal Movimento Moderno nel periodo tra 1931 e 1939: classista e internazionalista la prima, interclassista e formalista la seconda.
- Collana: Architettura e Città
- ISBN: 9788822006097
- Anno: 1978
- Mese: gennaio
- Formato: 24 x 22 cm
- Pagine: 132
- Tag: Architettura Urbanistica Movimento moderno
In questo profilo storico e critico viene riassunta e valorizzata quella parentesi culturale che rappresentò in Spagna la Seconda Repubblica, in particolare nel campo dell'architettura, nel breve periodo in cui ebbe vita: 1931-1939. La Seconda Repubblica fu incarnazione politica di una determinata mentalità progressista, divenendo anche elemento catalizzatore nell'evoluzione di tutte le attività civili e culturali del Paese. In architettura il fenomeno fu particolarmente evidente: sebbene fin dal 1927 fossero già apparsi in Spagna i primi sintomi d'influenza del Movimento Moderno, bisognò attendere la proclamazione della Repubblica perché le istanze razionalistiche fossero diffuse e ufficializzate (e questo particolarmente in Catalogna, dove il Governo autonomo, la Generalitat, patrocinò l'attività del GATCPAC, Gruppo di Architetti e Tecnici Catalani per il Progresso dell'Architettura Contemporanea, un gruppo di giovani in contatto con i CIAM e con Le Corbusier) e perché numerosi architetti, che nella situazione politica precedente si erano mantenuti nell'ambito di un antiquato e sterile eclettismo - l'epigono formalista del Modernisme -, si convertissero alla nuova avanguardia. Nel 1939 con la sconfitta e la caduta della Repubblica gli architetti razionalisti perdettero la battaglia: alcuni cadranno nella guerra, come Torres Clavé e Aizpurúa, altri sceglieranno la via dell'esilio, come Sert e Zuazo, e altri ancora, la maggior parte, aderiranno all'architettura monumentalista introdotta dalla dittatura franchista. Da questa esperienza risultano confermate le due anime del Movimento Moderno: l'una, classista e internazionalista, presente nei numerosi progetti e nelle più rare realizzazioni adottati dalle amministrazioni popolari di alcune grandi città, tra le quali, appunto, Barcellona; l'altra, interclassista e formalista, adottata dal gusto per l'eccentricità e per l'avanguardismo della borghesia cosmopolita d'Europa.