Per puro caso
Un libro visionario e stimolante che ci guida alla scoperta di un possibile futuro nell’inquietante terra di mezzo tra scienza e fantascienza.
- Collana: ScienzaLetteratura
- ISBN: 9788822015051
- Anno: 2012
- Mese: aprile
- Formato: 13 x 21 cm
- Pagine: 208
- Tag: Letteratura Romanzo Fantascienza
Un’accanita gara internazionale tra neuroscienziati e biologi molecolari ha come traguardo il potenziamento del cervello umano. Invano un celebre e vecchio filosofo, Sir Karl Doppler, mette in guardia gli scienziati contro i rischi del «migliorismo». Le sue parole non verranno ascoltate dal professor Hermann Furtwängler, capo di un’équipe americana vicina al potere dei militari, né dal suo rivale giapponese, il sempre sorridente professor Numa. La corsa verso il «supergene cog», capace di attivare una sensazionale crescita del tessuto cerebrale, non conosce esclusione di colpi. Fra gli entusiasmi dei mass media, il consenso interessato e colpevole di un papa coinvolto personalmente nella vicenda, si scatena la corsa ai supergeni. Ma non tutto andrà come previsto.
1. Si fa conoscenza con uno scienziato pieno di rimorsi e con un altro pieno di furori - 2. Entra in scena un filosofo novantenne debole nel corpo e forte nella polemica - 3. Come nacque la controversia fra restauratori e miglioristi - 4. Un gruppo di topolini intelligenti fa parlare di sé e Sir Doppler boccia in logica Furtwängler - 5. Furtwängler rivela insospettate qualità di corridore - 6. Si apprende che non tutti gli uomini di scienza sono galantuomini - 7. Si discetta sul rapporto fra la personalità e le teorie dell’uomo di genio - 8. Il re di Svezia constata, perplesso, che se i ratti danno ragione a Furtwängler i criceti danno ragione a Numa - 9. Assistiamo alla nascita di un nuovo genere: la conferenza-spettacolo - 10. Ride bene chi ride ultimo, anche se è una scimmia - 11. Compare il personaggio di un gesuita moralista, sarcastico, dissidente - 12. Non si può sapere in cosa consiste la gioia dei pesci - 13. Uno scienziato del Sol Levante, immerso nei suoi pensieri, scambia un sole che tramonta per un sole che sorge - 14. Si dimostra che perfino un pontefice può essere più realista del re - 15. Un caso di emergenza induce padre Dorchester a trasgredire le regole della discrezione - 16. Il mondo si prepara alla nascita di una primadonna - 17. Gli Stati Uniti, partiti in svantaggio, recuperano e raddoppiano - 18. Disquisendo sul relativo si giunge alla conclusione che neanche la geografia è una scienza esatta - 19. Troviamo una bambina di un mese alle prese con un sonaglio, un panno verde e una scatola di cartone - 20. Una bambina di otto mesi si trova a suo agio in mezzo a un consesso di luminari a disagio - 21. Furtwängler escogita un colpo di scena che prelude alla sua uscita di scena - 22. Si svela un piccolo virus in incognito - 23. Un epilogo che non si sa se definire lieto o tragico - Postfazione
«Ora passiamo al vero test, Betsy» disse il ricercatore con voce suadente, accarezzando la scimmia sulla testa. Il cicalino trillò e sullo schermo apparve il labirinto con l’immagine della banana vicino alla porta d’uscita e la freccetta che lampeggiava vicino alla porta di partenza. L’animale guardò lo schermo con attenzione, fissando intensamente la banana, poi ruotò la testa in direzione dell’istruttore con aria interrogativa. Axel prese a tamburellare con le dita sul bracciolo della poltroncina, Furtwängler smise di guardare e chinò la testa, socchiudendo entrambi gli occhi e borbottando qualche parola incomprensibile. La scimmia guardò nuovamente lo schermo, si voltò ancora verso l’istruttore, poi afferrò il joystick e senza esitare pilotò rapidamente la freccetta verso l’uscita, sino a toccare la banana; infine allungò la mano con calma per afferrare le due rondelle cadute nella mangiatoia automatica.
Furtwängler, che non aveva mai sollevato gli occhi dal pavimento, al suono del gong guardò lo schermo: quando vide lampeggiare l’immagine della banana in corrispondenza dell’uscita del labirinto mentre la scimmia masticava il premio, si voltò verso di noi, e con un filo di voce e le mani che gli tremavano disse: «Non è possibile.
Ce l’ha fatta. Ce l’abbiamo fatta».
Osservammo la scimmietta ripetere il test e poi risolvere un labirinto ancora più complesso quasi con nonchalance.
«Mai visto niente di simile, dottor Axel» commentò il giovane assistente dall’interno della cabina.
«Se la cava bene quanto un ragazzino con un videogame: peccato non avere a disposizione qualcosa di più complesso, non eravamo preparati. Se vuole possiamo elaborare rapidamente un programma più complicato, un labirinto a due piani, per esempio».
«Un videogame?» commentò Furtwängler sbarrando l’occhio sinistro, «ma certo, datele un dannato videogame, ne avrete pure uno, qui a Echo Park. Non ditemi che non c’è qualcuno che si diverte al computer con qualche giochetto. Cercatelo, cercatelo subito. Subito!».
Un tecnico si precipitò verso i laboratori e tornò di lì a poco con aria trionfante brandendo un cd. «Abbiamo trovato Star Wars III dai centralinisti: non c’è altro, temo».
«Proviamo, proviamo subito» esclamò Furtwängler con voce tesa.
Il programma venne caricato, sullo schermo apparvero delle rampe di missili su uno sfondo di crateri lunari: il cielo era solcato da astronavi che sbucavano all’orizzonte per poi dirigersi verso una base spaziale, nell’angolo opposto dello schermo.
«È un programma che non presenta alcun elemento identificabile» commentò con voce imbarazzata l’istruttore.
«Qui non ci sono banane e freccette, temo sia troppo astratto, dottor Axel. Comunque lo mostro a Betsy».
Fece partire il programma e, manipolando il joystick, puntò un missile contro un’astronave e schiacciò il bottone per colpirla: un rumore sordo e un lampo di luce segnarono la disintegrazione dell’astronave. La scimmia aveva osservato la scena con attenzione, contraendo le palpebre e facendo oscillare la testa con piccoli movimenti dall’alto verso il basso. Quando udì il boato e vide il lampo che annunciavano la distruzione dell’astronave si ritrasse impaurita. Cercò gli occhi dell’istruttore e si protese per ricevere una carezza, emettendo un mugolio lamentoso.
«Non aver paura, Betsy, è un gioco, gio-co» disse il giovane porgendole una rondella di banana. Poi, con calma e a bassa velocità, pilotò un altro missile verso un’astronave, colpendola. Questa volta Betsy si voltò con aria sorpresa, ma senza più dimostrare paura, tendendo una mano per ricevere il cibo. Poi cominciò ad agitarsi e a battere le mani mentre respirava sempre più rapidamente per l’eccitazione. Afferrò il joystick e non appena comparve sullo schermo un’astronave la colpì, schiacciando il bottone che faceva partire il missile.
Furtwängler, Axel e io guardavamo la scena esterrefatti.
Una scimmia stava giocando alle guerre stellari e riusciva a centrare dei bersagli in rapido movimento senza che fosse mai stata allenata a farlo. Ma, cosa ancor più sorprendente, Betsy non abbatteva i bersagli per ricevere il suo piccolo premio, bensì per pura curiosità o gioco. Astronave dopo astronave, scoprendo i denti in un’espressione di concentrazione mista ad aggressività, abbatteva i bersagli che, sempre più veloci e numerosi, emergevano da un orizzonte infuocato. Quando mancava un bersaglio, scuoteva la testa emettendo una specie di rantolo rabbioso, ma quando lo centrava, ormai sempre più di frequente, digrignava i denti a fondo, scossa da un respiro affannoso.
Centrò l’ultimo bersaglio e lo schermo si animò di cascate di fuochi d’artificio: poi si voltò verso il vetro come se, per assurdo, supponesse in qualche modo che dall’altra parte vi fosse un pubblico di spettatori. Guardò verso di noi, scoprì i denti, rovesciò la testa all’indietro e attraverso l’altoparlante udimmo chiaramente il rumore pazzesco ma inequivocabile di una risata, una lunga, terribile risata. Guardai il volto di Axel, pallido e contratto, e poi quello di Furtwängler: il suo occhio destro era quasi chiuso e quello sinistro fissava la scimmia, stupefatto e incredulo. Mantenne a lungo quell’espressione immobile ma poi, all’improvviso, il volto cereo si tinse di rosa e infine divenne rosso, quasi congestionato: rovesciò all’indietro il capo e scoppiò in una risata, un lungo suono fragoroso e metallico.
01 ottobre 2012 | Sapere |
01 luglio 2012 | Il Corriere del Sud |
06 giugno 2012 | Avvenire |
28 aprile 2012 | Il Messaggero |