I meridiani
La casa editrice De Donato fra storia e memoria
Durante due importanti avvenimenti internazionali, l’invasione di Praga e la repressione dei moti operai nella Polonia dei primi anni ’80, si sviluppa il percorso della De Donato, casa editrice che ebbe la capacità di far incontrare istanze critiche e di approfondimento teorico con richieste sempre più incisive di innovazione culturale e politica.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063199
- Anno: 2012
- Mese: febbraio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 328
- Tag: Comunicazione Bari Casa Editrice De Donato Editoria
Negli anni ’70, quando la politica era partecipazione, vita di gruppo e organizzazione di percorsi condivisi, l’intellettualità barese, attraverso la De Donato, si fece interprete di un «pensiero della complessità», che si contrapponeva tanto al conservatorismo della cultura politica prevalente nella sinistra storica meridionale, quanto al radicalismo teorico della «nuova sinistra». Questa esperienza costituì il punto d’incontro di un gruppo di intellettuali meridionali che rappresentarono forse l’ultimo episodio culturale significativo del nostro Mezzogiorno. Difficile dire quali rapporti e quali legami con quella storia si possano rintracciare nell’esplosione della cultura pugliese e nella sua affermazione nella cultura nazionale dell’ultimo trentennio: cinema, letteratura, musica, teatro e altri generi. Un’esplosione che ha innovato, potenziato e proiettato nella cultura nazionale la vitalità delle «Puglie» come non era mai avvenuto prima. La storia della De Donato mostra legami evidenti con la costellazione del pensiero Meridiano. Si tratta di una rotazione significativa, imperniata su una proiezione euromediterranea inconcepibile prima della cosiddetta «globalizzazione», cioè dell’avvento del mondo post-bipolare. Storie che cominciano dove quella della De Donato finisce.
Premessa - I. CAPITANI CORAGGIOSI (1947-1969) - 1. Un incontro sulla Sila - 2. «Dear Mr da Vinci...» - 3. 1968 - 4. Dalla scalata milanese al caso «il manifesto» - II. IL PRIMATO DELLA POLITICA (1970-1975)- 1. I «ragazzi di via Dante». Nasce la De Donato editore SpA - 2. Un progetto ambizioso: «Ideologia e società» - 3. I percorsi del marxismo contemporaneo - 4. Gli intellettuali del «Nostro Sud» e «Movimento operaio» - 5. Per le vacanze di chi legge. Vitalità dei nuovi «Dissensi» - III. IL CONSOLIDAMENTO MANCATO (1976-1979)- 1. Per un’editoria democratica - 2. «Riforme e potere» - 3. Dalle «aspettative crescenti» al disincanto - 4. La battaglia delle idee - IV. FINE DELL’AVVENTURA (1980-1983)- 1. A confronto con la crisi della democrazia - 2. «Passato e presente» - 3. Nuove iniziative e vecchi problemi - 4. Da Teorema democristiano a Civiltà contadina- 5. L’evitabile fine - APPENDICE Un’esperienza da meditare di Eugenio Garin - Catalogo generale 1983. De Donato Società editrice cooperativa srl, Bari - Indice dei nomi
Premessa
Era la De Donato di Giorgio Zampa, in grado di proporre, da un lato, gli «interventi politici o teorico-politici di Noam Chomsky, Jürgen Habermas, Franco Fortini, Franco Cordero e Rossana Rossanda nella collana “Dissensi”», dall’altro una «collana di studi sulla letteratura italiana dell’Otto-Novecento e soprattutto una serie di edizioni di alcune tra le più illustri vittime intellettuali letterarie del regime staliniano, da Michail Bulgakov a Osip Mandel’štam, a Viktor Borisovič Šklovskij». Alla De Donato «anticipatrice della Adelphi», farà seguito un’esperienza iscrivibile all’interno di due importanti avvenimenti internazionali, due repressioni che sconvolsero il mondo politico e culturale della sinistra italiana: l’invasione sovietica di Praga e la repressione dei moti operai nella Polonia dei primi anni ’80. In questo lungo decennio si sviluppa il percorso di una casa editrice che ebbe la capacità, in un momento importante per la storia della sinistra italiana, di far incontrare istanze critiche e di approfondimento teorico, con richieste sempre più incisive di innovazione culturale e politica. La De Donato editore, nata nel 1970, si misurò con un panorama intellettuale segnato da un’impetuosa ripresa del marxismo e dalla sua rapida crisi, in uno scenario caratterizzato dalla critica allo storicismo e dalla ripresa dell’«irrazionalismo».
Storia di gruppi intellettuali, interpreti della cultura e del mondo, che nel paesaggio meridionale operavano come cattedrali in un deserto sconfinato.
Rossana Rossanda – nel suo La ragazza del secolo scorso – ha ricordato con nostalgia la Puglia e il Pci dei primi anni ’60, guidato da Alfredo Reichlin, «dov’era stata la sua stagione migliore fra gli ultimi sprazzi del bracciantato, una federazione intelligente a Bari e una università dove veniva su, attorno a Beppe Vacca e Franco Cassano, quella che con qualche ironia (non tanta) si sarebbe autodefinita l’école barisienne». Non era un’autodefinizione, ma una boutade, ispirata da una modalità tradizionale di irridere alla presunzione autoironica dei baresi: se Parigi, ecc. Era irridente, ma non proprio malevola, perché a suo modo prendeva atto e dava conto del fatto che era nata un’esperienza culturale nuova, un gruppo intellettuale capace di inserirsi con un suo timbro nella vita nazionale. Si può convenire con Rossanda che quei giovani, i quali dopo il ’68 avrebbero animato la terza stagione della De Donato, si muovessero «sulla linea di Gramsci più che su quella, cui inclinavo, di Althusser, e tanto meno dei giovani Bourdieu e Passeron»; ed erano «innamorati della loro terra e della sua storia, [...] persuasi d’una virtù del Mezzogiorno ancora intatta per grazia mediterranea». Infatti la Puglia era «una regione splendida nelle antiche cittadine di mare e nelle candide masserie.
Non era ancora spenta la memoria dei contadini che davano fuoco al portone del palazzo dei signori». E non si vedevano terre perse in quella Puglia, non c’era, cioè «l’aria fra abbandonata e risentita della Sicilia, dove tutto pareva sul punto di andare in pezzi». Insomma, «in Puglia come in Lombardia c’era qualcosa di vitalmente produttivo, che era la condizione, per me, del liberarsi dei lavoratori, braccia e testa». Negli anni ’70, quando la politica era partecipazione, vita di gruppo e organizzazione di percorsi condivisi, quell’intellettualità barese, attraverso la De Donato, si fece interprete di un pensiero della complessità che si riversava negli scritti di Giuseppe Vacca sul marxismo europeo, in quelli di Biagio de Giovanni su Il capitale e su Hegel, e soprattutto nella lettura che Franco De Felice faceva di Gramsci. Quel pensiero complesso si contrapponeva tanto al conservatorismo della cultura politica prevalente nella sinistra storica meridionale, quanto al radicalismo teorico della nuova sinistra. La De Donato era una casa editrice, in cui si affermava «una forte volontà di “costruire” i libri facendo scrivere anche da chi abitualmente non scriveva». E se nelle case editrici classiche della sinistra, come l’Einaudi e la Feltrinelli, il rapporto con la politica era fortissimo, ma mai tale da mettere in discussione il primato della cultura e la sua autonomia, la De Donato degli anni ’70 era fondata sul primato della politica. Non c’erano modelli da imitare tra le case editrici nazionali e internazionali, ma certamente si guardava alle correnti culturali che percorrevano l’Europa più viva, Germania, Inghilterra e un po’ la Francia. Spiccava la collegialità delle scelte editoriali e la condivisione di un progetto. Le collane erano concepite secondo una forte organicità, quasi fossero le rubriche di una rivista, e questo costituiva spesso un elemento di difficoltà per lo sviluppo aziendale e la collocazione del catalogo sul mercato.
Era un attimo fa quando i cittadini della più progressista delle città d’America, San Francisco, della snobistica Parigi, della pulsionale Berlino, della ribollente Città del Messico, delle martoriate risaie del Vietnam, della magica Praga e del paesino sperduto della Puglia sembrava pensassero le stesse cose e parlassero la stessa lingua.
In quella nuova Babilonia una generazione sovranazionale leggeva avidamente Gramsci e Marx, Pound ed Eliot, Musil e Mann.
E da Berkeley a Roma e a Praga, i giovani non solo leggevano gli stessi libri, ma guardavano gli stessi film e cantavano le stesse canzoni.
Questo processo venne letto da alcuni come crisi della cultura moderna. Altri, invece, vedevano nascere la possibilità di raccordare le istituzioni democratiche nazionali, in primo luogo scuola e università, con la società di massa e con i nuovi processi di internazionalizzazione delle economie e delle culture. Si riproponeva una divaricazione fra i gruppi intellettuali europei, che aveva attraversato tutto il secolo: fra chi veniva spiazzato dal tumultuoso mutare delle società di massa, e chi cercava di analizzare il mutamento per cogliere nuove opportunità. Agli occhi di molti, in Italia, per timore e tremore o per speranza e ribellione, sembrò per un momento che la Puglia fosse come la California. Poi quella stagione si chiuse e una parte dei suoi protagonisti trasferì la sua ricerca su altri sentieri.
Difficile dire quali rapporti e quali legami con quella storia si possano rintracciare nell’esplosione della cultura pugliese e nella sua affermazione nella cultura nazionale dell’ultimo trentennio: cinema, letteratura, musica, teatro e altri generi. Un’esplosione che ha innovato, potenziato e proiettato nella cultura nazionale la vitalità delle «Puglie» come non era mai avvenuto prima. Forse non sarebbe una ricerca oziosa da fare. Legami più evidenti con la storia che abbiamo cercato di ricostruire mostra, invece, quella che per brevità potremmo chiamare la costellazione del pensiero Meridiano.
In un caso e nell’altro si tratta di una rotazione significativa, imperniata su una proiezione euromediterranea inconcepibile prima della cosiddetta globalizzazione, cioè dell’avvento del mondo post-bipolare.
Ma sono storie che cominciano dove la nostra storia, quella della De Donato, finisce. E sono davvero... tutta un’altra storia. Le abbiamo evocate per dire solo che la vicenda che abbiamo cercato di ricostruire, la sola a cui ci potessimo accostare con le nostre forze, riflette un passaggio forse già pregno degli incunaboli di quanto è venuto dopo.
07 maggio 2012 | ANTENNASUD.COM (WEB) |
05 maggio 2012 | Corriere del Mezzogiorno |
04 maggio 2012 | L'Unità |
02 febbraio 2012 | La Gazzetta del Mezzogiorno |