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Le parole ultime
Dialogo sui problemi del «fine vita»
Un gruppo di filosofi, teologi, medici, antropologi, infermieri, sociologi scrive un piccolo vocabolario sui problemi del «fine vita» in medicina; oltre i conflitti bioetici, ascoltando chi sta per morire e non chi vorrebbe che si morisse solo in un certo modo.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822063175
- Anno: 2011
- Mese: luglio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 296
- Tag: Filosofia Medicina Etica Sanità Bioetica
Da sempre la morte è l’esito infausto della relativa inguaribilità delle malattie, ma oggi essa, soprattutto in ospedale, è diventata oggetto di diritti, quale parte integrante della cura. Tali diritti riguardano un certo tipo di assistenza, certe relazioni con il malato e i suoi familiari, i problemi di senso, i valori della dignità, del rispetto, della libertà, dell’autonomia della persona che muore. Ma la medicina non è preparata ad affrontare tali questioni e la bioetica in questi anni certo non l’ha aiutata. Per di più oggi i modi di morire e di soffrire del malato terminale sono oggetto di forti scontri tra le diverse bioetiche laiche e cattoliche. Da qui la necessità di creare le condizioni per un dialogo che superi prima di tutto la disumanità ideologica della discussione bioetica per poi guardare con filosofica indulgenza, caso per caso, la persona nella sua realtà.
Presentazione - Ringraziamenti - LEMMI - 1. Abbandono (terapeutico) - 2. Accanimento (diagnostico e terapeutico) - 3. Accoglienza - 4. Agonia - 5. Alimentazione - 6. Alleanza terapeutica - 7. Amministratore (di sostegno) - 8. Amore - 9. Angoscia - 10. Antropologia (culturale, della morte, cattolica) - 11. Articolo 32 (della Costituzione) - 12. Asseribilità (neologismo) - 13. Assistenza - 14. Autodeterminazione - 15. Autonomia (principio di) - 16. Autore (neologismo) - 17. Bene morale - 18. Beneficialità (principio di) - 19. Bioetica - 20. Centralità - 21. Codici deontologici - 22. Codice di deontologia medica - 23. Comunicazione (fase terminale della malattia) - 24. Congedo - 25. Consenso informato - 26. Contenzioso legale - 27. Coscienza e coma - 28. Costituzione - 29. Cultura - 30. Curare - 31. Dialogo - 32. Dichiarazioni anticipate - 33. Dignità - 34. Dignità della vita - 35. Dio (rapporto con) - 36. Dissonanza (cognitiva, organizzativa) - 37. Distanza - 38. Dolore e analgesia - 39. Errore - 40. Esigente (neologismo) - 41. Esperienza - 42. Etica - 43. Eutanasia - 44. Filosofia della/per la medicina - 45. Formazione - 46. Fragilità - 47. Guarigione - 48. Idea - 49. Idratazione e alimentazione - 50. Indisponibilità (della vita umana, principio di) - 51. Infermiere - 52. Lutto - 53. Malatismo (neologismo) - 54. Malattia - 55. Medical Humanities - 56. Medicina difensiva - 57. Medicina palliativa - 58. Memoria - 59. Minima coscienza (stato di) - 60. Morte (cerebrale) - 61. MORTE (accertamento) - 62. Morte (senso della) - 63. Necessità - 64. Nostalgia - 65. Offerta - 66. Ontologia medica - 67. Ospedale - 68. Partecipazione - 69. Paternalismo - 70. Paziente - 71. Persona - 72. Pluralismo - 73. Post-credente (neologismo) - 74. Preghiera - 75. Privacy - 76. Proceduralismo - 77. Qualità - 78. Qualità (della vita) - 79. Rabbia - - 80. Relazione (con il malato, tra operatori) - 81. Responsabilità - 82. Ricordanza - 83. Ritualità - 84. Salute - 85. Scienza e coscienza - 86. Sedazione palliativa (o terminale) - 87. Senso (intersenso) - 88. Servizio - 89. Sgomento - 90. Singolarità - 91. Spiritualità - 92. Stato vegetativo - 93. Testamento biologico - 94. Trivial Machine (neologismo) - 95. Umanizzazione - 96. Vecchiaia - 97. Verità (dire la) - 98. Vita - 99. Volontariato. - TESTIMONIANZE a cura di Paolo Azzoni, Marcella Gostinelli e Marinetta Nembrini - Gli Autori
19. Bioetica
(sinonimi: etica medica)
ETIMOLOGIA. Vocabolo composto: deriva dal greco bios, che vuol dire vita, ed etica, che designa la riflessione sul valore morale dell’agire umano.
DEFINIZIONE. Lo studio dei problemi etici individuali e sociali connessi con l’applicazione delle più recenti scoperte biologiche e mediche (ingegneria genetica, ricerca farmacologica, neurobiologia, ecc.) fonda la bioetica quale studio sistematico della condotta umana nell’ambito della scienza della vita e della cura della salute, quando tale condotta è esaminata alla luce dei valori e dei princìpi umani. La bioetica fornisce perciò un adeguato terreno di confronto al continuo affiorare della questione morale in relazione all’espansione e all’accelerazione del progresso in campo medico-scientifico-tecnologico, individuando risposte operative e fondando i limiti dell’intervento dell’uomo sulla vita.
IVAN CAVICCHI. Il prefisso bio- sembra quasi indicare un ritorno a vecchie e superate metafisiche della natura. Oggi si parla di «bio-diritto», di «bio-politica» allo stesso modo di come si parla di «bio-diversità», di «bio-degradabilità», di «bio-sfera», ecc. L’invasione del biologico è testimoniata, a Napoli, dall’insegna di un negozio di prodotti naturali: «O sole bio».
A metà degli anni ’80 del secolo scorso la «filosofia della medicina» di marca neopositivistica viene sostituita dalla bioetica, che sembra promettere soluzioni razionali per tutti. E molti medici con interessi storico-filosofici si trasformano, come per magia, in bioeticisti. La bioetica sembra fatta apposta per contrapporre le convinzioni più diverse, per impedire il dialogo come ricerca del pensiero sul pensiero. Purtuttavia, la bioetica ha permesso di creare nuovi insegnamenti, istituire cattedre e dare lavoro a filosofi disoccupati.
Ha cioè avuto effetti indubbiamente positivi sul mercato. In più ha fatto sorgere commissioni, comitati, favorito un’enorme pubblicistica, costruito un dibattito di proporzioni gigantesche nel quale laici e cattolici non fanno altro che darsele di santa ragione, disquisendo sul significato teologico o scientifico di bio.
Mai come con la bioetica la scienza si è impoverita al rango di utilità e la filosofia a speculazione assiologica, perdendo di vista la dimensione della realtà umana, la sua cru-deltà, la sua cru-dezza, la sua cru-enza (cru vale come sanguinante, doloroso, duro). Rispetto ai problemi gravi della medicina contemporanea, la bioetica non ha mosso un dito, limitandosi a bio-pontificare sulle situazioni estreme della vita, spesso ignorando la vita quotidiana e l’ordinarietà. Che può fare la bioetica di fronte alla crisi dei paradigmi, alle scollature profonde tra medicina e società, a modelli di tutela delegittimati da nuovi e vecchi bisogni, alle insufficienze conoscitive di una vecchia idea di scienza? La medicina oggi non di bio-etica ha bisogno ma di filo-sofia, cioè di ripensare il pensiero medico all’interno di ciò che cambia, di ponderare un’idea più attuale di scienza, di meditare sulle pratiche non solo nei loro significati tecnici, ma nel loro modo di essere, di pensare alle relazioni come a incontri tra opinioni e credenze, di riabilitare il valore dell’esperienza personale, del senso e dei suoi rapporti con il significato, di cimentarsi con le nuove sfide ontologiche che pone il nuovo malato. La medicina ha oggi bisogno di riflettere su se stessa e, per certi versi, necessita di un pensiero di ricambio rispetto a un mucchio di cose. Alla medicina occorre un genere di conoscenza riflessiva, discopritiva, critica, che prima di tutto ricostruisca le condizioni per un dialogo sull’uomo, oggi gravemente danneggiato proprio dalle contrapposizioni bioetiche, riesaminando quindi il suo incallito scientismo.
Oggi la grande sfida della medicina non è bioetica ma filosofica e antropologica: sembra quasi che l’ente da curare, l’uomo, si sia trasformato da qualcosa a qualcuno, spiazzando le granitiche sicurezze razionali di interi apparati concettuali. Si sente il bisogno di istituire dipartimenti di filosofia medica per aiutare la medicina ad essere scientifica ma non disumana, oggettiva ma non antisoggettiva, per aiutare nelle relazioni con l’altro, per formare una nuova leva di operatori, ma anche per riflettere sulle proprie complessità, considerando tale riflessione come costitutiva di qualsiasi atto medico. In tali dipartimenti, la bioetica può occuparsi dei problemi di consenso legati alla sperimentazione clinica, delle modalità con le quali si governa il consenso informato, dei problemi attuativi del testamento biologico, ma anche delle diseguaglianze che crescono, della qualità dei trattamenti sanitari, delle contraddizioni che sorgono con il proceduralismo, della medicina difensivistica.
22 settembre 2012 | CITTANUOVA.IT |
16 luglio 2011 | La Gazzetta del Mezzogiorno |
Ivan Cavicchi, sociologo e filosofo della medicina; Piero Coda, Ordinario di Teologia sistematica, Preside Istituto Universitario «Sophia», Loppiano, Firenze; Salvatore Natoli, Ordinario di Filosofia teoretica, Università degli Studi di Milano «Bicocca»; Ana Cristina Vargas, Dottore di ricerca in Scienze antropologiche, Università degli Studi di Torino; Paolo Azzoni, Oncologo clinico, Verona; Flavia Caretta, Geriatra, Dipartimento di Scienze gerontologiche e geriatriche, Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Roma; Marcella Gostinelli, Responsabile della innovazione organizzativa e assistenziale del Centro Oncologico Fiorentino di Sesto Fiorentino, Firenze.