Professionalismo
La terza logica
prefazione di Magali Sarfatti Larson e Mirella Giannini
Un'innovativa e radicale teoria del professionalismo, dotta e rigorosamente argomentata, che propone un nuovo modello di lavoro fuori della logica del mercato e della burocrazia.
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822062529
- Anno: 2002
- Mese: ottobre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 360
- Tag: Politica Sociologia Lavoro
Eliot Freidson ha scritto il primo trattato sistematico sul Professionalismo, inteso come principio organizzativo della divisione del lavoro, principio differente da quello del Mercato e della Burocrazia, perché ha una logica propria, autonoma, una terza logica, come il sottotitolo afferma decisamente. Freidson ripete il percorso tracciato da Smith e da Weber, l'uno nell'Economia l'altro nella Scienza dell'amministrazione, quando, raccordando Lavoro e Politica, costruisce il tipo ideale di professionalismo. Un modello astratto, questo, che diventa però punto di riferimento e di comparazione per l'analisi del mondo reale, complesso e in continua evoluzione. Ed è proprio il mondo reale che offre le risorse per descrivere precisamente come le occupazioni vanno rassomigliando al modello in modo tale che possano essere chiamate Professioni. Secondo Freidson, il professionalismo è un insieme di istituzioni orientate al sostegno economico e all'organizzazione sociale per l'autocontrollo del lavoro. Infatti, a differenza degli altri lavoratori che sono soggetti alle leggi del Mercato e della Burocrazia, il professionista riesce a controllare direttamente il proprio lavoro. Sono poi le associazioni a regolare in tutta autonomia la divisione del lavoro professionalee l'etica legata al mandato esclusivamente pubblico del singolo professionista. L'autore evidenzia i lunghi iter formativi per acquisire le conoscenze e l'autonomia nel lavoro, i meccanismi e i processi istituzionali per controllare le competenze e i campi della giurisdizione. Egli illustra come i cambiamenti storici che si verificano nelle politiche pubbliche, nelle organizzazioni del lavoro e nelle pratiche professionali influenzino la logica stessa del professionalismo. E nota che gli attacchi ideologici alle professioni oggi rappresentano un pericolo non tanto per i loro privilegi istituzionali quanto per la loro indipendenza etica, che costituisce l'anima del professionalismo.
Prefazione all'edizione italiana di Magali Sarfatti Larson e Mirella Giannini - Introduzione - I. IL PROFESSIONALISMO COME IDEAL-TIPO - 1. Conoscenze e competenze professionali - L'aumento delle specializzazioni - Specializzazioni manuali - Specializzazioni intellettuali - Tipi di specializzazione - Competenza manifesta e competenza tacita - Il ruolo della conoscenza comune e di quella formale nel lavoro - La conoscenza specifica - Specializzazioni - 2. La divisione del lavoro - Le proprietà relazionali intrinseche alla specializzazione - La nozione di divisione del lavoro - L'approccio ecologico alla divisione del lavoro - Smith e Marx sulla divisione del lavoro - La divisione del lavoro basata sulla libera concorrenza - La divisione burocratica del lavoro - Burocrazia e «nuova divisione del lavoro» - Marx, Durkheim e la divisione professionale del lavoro - La divisione professionale del lavoro - La divisione professionale del lavoro nel professionalismo - 3. Mercati del lavoro e carriere - La distinzione tra mercati del lavoro - Le carriere nel mercato libero - Le carriere nel mercato burocratico - Il mercato controllato dalle professioni - Variazioni di carriera - I mercati del lavoro protetti - Credenzialismo e indicatori nel mercato del lavoro - Titoli e indicatori nel mercato del lavoro - Professionalismo e istruzione - 4. Programmi di formazione - La base del sistema educativo - Modelli ideal-tipici di formazione - Tre modelli di formazione specializzata - Il controllo professionale dell'offerta - Il curriculum del professionista - Il controllo della conoscenza - Incoraggiare la solidarietà professionale - Carriere stratificate - Formazione, status e Stato - 5. Ideologie - L'impegno nel lavoro - Specializzazione e produttività - Il valore della specializzazione - Generalismo e specializzazione - Istruzione e ideologia - Oltre la specializzazione ed il servizio - Il professionalismo e il suo fine - II. LE CONDIZIONI VARIABILI DEL PROFESSIONALISMO - 6. Stati ed Associazioni - Lo Stato e la deprofessionalizzazione - Che cos'è lo Stato? - Come cambia lo Stato - Cambiamenti politici e professionalismo - La composizione delle professioni - Corporativismo - Un cenno sulla classe - 7. Conoscenze - Conoscenza professionale - Statuto epistemologico - Il raggio d'azione dell'autorità epistemologica - La varietà delle sfere istituzionali - Le condizioni variabili della conoscenza - Conseguenze della conoscenza a confronto - III. IL DESTINO DELLA CONOSCENZA SPECIALIZZATA - 8. L'attacco al professionalismo - L'Età dell'Oro della medicina americana - Dopo l'Età dell'Oro - L'attuale status delle professioni - 9. L'anima del professionalismo - Pregiudizi ideologici a proposito del monopolio - Monopolio, chiusura sociale e comunità disciplinare - Credenzialismo - Elitarismo - I privilegi delle professioni nel futuro - Fiducia ed etica - Etica istituzionale - L'anima del professionalismo - Bibliografia - Indice analitico
Prefazione di Mirella Giannini
L'intenzione più volte annunciata da Eliot Freidson in Professionalismo è di presentarne un tipo ideale che «specifichi quello che può essere, ma anche può non essere mai», simile in ciò agli altri due tipi ideali a cui contrappone il suo: il mercato e la burocrazia... L'importanza di questi ultimi non deriva soltanto dall'eminenza dei loro rispettivi autori, Adam Smith e Max Weber, ma dal posto fondamentale che occupano in economia e nella scienza dell'amministrazione. Freidson pone la logica del professionalismo come terzo principio organizzativo della divisione del lavoro, contro la logica del mercato e quella del managerialismo burocratico. Solo il professionalismo, argomenta, è capace di gestire le conoscenze speciali, esoteriche non per il segreto, ma per la specializzazione, che si acquisisce con un tempo lungo e con un certo sforzo. Quasi per definizione, un libro che si ripromette di costruire un tipo ideale non è né appassionato, né stracarico di illustrazioni empiriche. Quest'opera di Freidson tende, infatti, ad essere generale ed astratta, benché in tutti i passi che presentano una certa complessità si sollevino esempi, domande ed obiezioni molto concrete. Ciò dovrebbe renderla facilmente adattabile ai lettori italiani, che incarneranno il tipo ideale nei casi a loro piú noti. Verso la fine, Freidson illustra le contingenze che pesano sulla realizzazione del professionalismo attraverso una breve storia della trasformazione della medicina americana, da lui tanto studiata, nel ventesimo secolo. E infatti, la strapotente professione statunitense è da sempre un archetipo di potere professionale per la sociologia americana, al quale il lettore italiano vorrà forse sostituire la magistratura, o i notai, o i professori universitari. Il tono calmo e la saggezza dell'opera si riflettono sulla difesa del professionalismo che Freidson fa senza remore. L'impresa è ambiziosa e fa pensare che voglia raccordare la sociologia del lavoro alla sociologia della conoscenza per raggiungere il prestigio intellettuale delle discipline fondate sulle altre due logiche, ossia l'economia e la scienza amministrativa. Cos'è, dunque, la logica del professionalismo? Freidson, eminente sociologo della medicina, formato da Everett Hughes e dalla Scuola di Chicago, non potrebbe evidentemente camparla in aria. Il controllo occupazionale del lavoro (ossia quello esercitato dalle occupazioni su se stesse) ha bisogno, per esistere, dell'appoggio economico e dell'organizzazione sociale forniti da una serie di istituzioni. Ciò significa, in primo luogo, che la forma e l'evoluzione di queste istituzioni hanno conseguenze dirette per il professionalismo, cosa dimostrata più dal legame delle professioni con l'università che dalle loro corporazioni. In secondo luogo, però, Freidson insiste che non si può ridurre il professionalismo alla sua pur definitoria caratteristica – ossia il monopolismo – ma che deve avere un'anima, intrisa della dedizione ad un valore trascendente, e della superiorità assiologica del lavoro ben fatto sul guadagno. L'etica, pratica e istituzionale, ne fa presumibilmente parte. Ci possiamo chiedere se la logica del professionalismo, direttamente dipendente dalle istituzioni che la sostengono, può sopravvivere qualora perda la sua anima. Infatti, la legittimità del monopolio legale e intellettuale al quale ogni professione aspira si fonda sul valore della conoscenza speciale che essa pretende di far progredire e di applicare in modo socialmente utile. I professionisti pretendono di avere competenze speciali e pretendono, in base a queste, protezioni e privilegi speciali da parte della società. Il segno della competenza sui mercati del lavoro è il diploma o, se si vuole, il titolo (in inglese credential). La formazione superiore, e i suoi istituti, accreditati produttori di diploma, hanno dunque un'importanza capitale per il professionalismo. Freidson incomincia però la sua argomentazione dalla conoscenza in atto del lavoro professionale, e suggerisce le tensioni che possono avverarsi fra i suoi diversi livelli. Notiamo, innanzi tutto, che la conoscenza di ogni giorno, il senso comune, è condivisa dai professionisti con tutti gli altri membri della loro società. Questo sapere, profondamente segnato da disuguaglianze di sesso, classe ed etnia, è la base ineluttabile di pratiche e discorsi professionali che raramente possono essere rivisti o corretti in corso di applicazione, per quanto specializzata sia la struttura delle conoscenze su cui si basa. C'è dunque per tutte le discipline un fondo soprattutto inconscio e raramente rivisto, che segue il sapere professionale in tutta la sua progressiva evoluzione. E, data la profonda segregazione sessuale, e l'omogeneità etnica e di classe, sono pochi gli incentivi all'autocritica culturale nell'esperienza pratica della stragrande maggioranza di professioni e discipline. Freidson osserva che ci si specializza rispetto a qualcosa di più vasto o più informe, e ciò connette tutti gli studi relativi alla «terza logica» col vasto processo materiale e mentale mediante il quale le discipline, tanto pratiche quanto accademiche, costruiscono i limiti del loro campo e se ne impadroniscono. Nemmeno il corpo è un oggetto naturale che la medicina «trova»; e qualsiasi altro oggetto, dalla bellezza degli edifici all'insegnamento ai bambini, ai conti delle aziende, rende soltanto più ovvio il processo sociale di costruzione del campo e di appropriazione del sapere […].
30 dicembre 2005 | il messaggero |
30 dicembre 2005 | La Stampa |