Sterzate architettoniche
Conflitti e polemiche degli anni Settanta-Novanta
In un'età di demotivazioni, i nodi del linguaggio architettonico s'intersecano con quelli dei disagi sociali, di un'urbanistica disincantata, di una tutela del patrimonio ambientale ed artistico priva di immaginazione, di un catastrofico assetto della didattica universitaria. Come intervenire in questa palude culturale?
- Collana: Nuova Biblioteca Dedalo
- ISBN: 9788822061362
- Anno: 1992
- Mese: gennaio
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 384
- Tag: Architettura Urbanistica
In un'età di demotivazioni, i nodi del linguaggio architettonico (dal tardo-moderno al decostruttivismo) s'intersecano con quelli dei disagi sociali, di un'urbanistica disincantata, di una tutela priva di immaginazione del patrimonio ambientale ed artistico (ossessione, più che difesa, del passato), di un catastrofico assetto della didattica universitaria. Affiorano moltepici rigurgiti fascisti e stalinisti, comunque classicisti. Da un lato, turpi richiami all'ordine (e agli "ordini"); dall'altro, forsennata e insipida dilapidazione eclettica. Come intervenire in questa palude culturale? L'inquieto andamento spaziale e volumetrico del museo berlinese di Daniel Libeskind (in copertina) indica un percorso conflittuale, composto di spezzate oblique, di riprese intermittenti che seguono gli sbandamenti: sterzate volte a riportare i dispersi sui binari di una comunicazione vitale. Non si possono sprecare le straordinarie conquiste dell'ultimo secolo, quelle segnate, tra gli altri, da Frank Lloyd Wright, Ralph Erskine e Frank Gehry. La "tradizione del nuovo", che alcuni sciagurati vorrebbero anchilosare, è destinata ad un rilancio. NO agli archetipi e al paranoico bisogno di simmetria. NO ai riflussi accademici e alla rinocerontite post-moderna. NO al nichilismo critico e all'autoindulgenza nel logoramento. NO all'ideologizzazione della sconfitta nei piani delle città. NO all'assassinio dei monumenti da parte delle suprintendenze (Palazzo clei Diamanti a Ferrara). I risvolti di questi NO sono affermazioni gioiose. La sindrome della restaurazione si attenua, stremata. Vigilando, manovrando lo sterzo, si configura in architettura un "progettare disturbato" che sfocia nel continuum democratico.