Il quark e il neurone
Una spettatrice ingenua e curiosa ha il privilegio di assistere al dibattito a porte chiuse tra un gruppo eterogeneo di studiosi riuniti per discutere sul tema dell'unità della conoscenza. Il confronto tra questi brillanti scienziati riuscirà a chiarire un tema tanto controverso?
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822068057
- Anno: 2008
- Mese: giugno
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 144
- Tag: Scienza Filosofia Epistemologia
Un gruppo di matematici, fisici, filosofi, teologi, psicoanalisti e poeti si riunisce per discutere sul tema dell'unità della conoscenza. Una spettatrice ingenua e curiosa ha il privilegio di assistere al dibattito a porte chiuse e lo racconta. Gli organizzatori del simposio ritengono che il confronto tra punti di vista contrastanti potrà forse aiutarci a comprendere meglio il mondo poiché «la multidisciplinarità costituisce la base della cultura moderna». I venti scienziati chiamati a intervenire toccano i temi più disparati: dalla meccanica quantistica alla cosmologia, dalla teoria della relatività al Big Bang, dall'effetto farfalla all'elettromagnetismo, dal genoma alla poesia di William Blake, dai buchi neri al buddismo. Annullando i confini tra le discipline, una citazione da Proust può aiutare a chiarire il concetto di spazio-tempo; la Guernica di Picasso fornisce lo spunto per parlare dei modelli di Universo; Madame Bovary contribuisce a illustrare l'unità del Sé in psicoanalisi. Di recente, nota l'autrice, sono proprio le discipline più rigorose a essere diventate le più poetiche e immaginative, elaborando teorie fantasiose, come quella dell'universo-champagne, che sembrano tratte da un romanzo di fantascienza. Se la questione dovesse rivelarsi insolubile, avremo comunque scoperto qualcosa: i nostri limiti.
Introduzione - 1. Allacciare le cinture! - 2. Il bernoccolo della matematica - 3. I limiti del cervello - 4. Polemiche - 5. La miglior ricetta per fabbricare l’Universo - 6. Spionaggio scientifico - 7. Amnesia cosmica e farmaci consigliati - 8. Il tempo è spazio - 9. L’Universo spiegazzato - 10. «It from bit» - 11. La donna misteriosa - 12. Spedizione in terra nemica - 13. A ciascuno il suo sistema - 14. Un po’ più a Est - 15. Attenti al gorilla! - 16. Dimostrazioni sperimentali - 17. Per un’ecologia dei saperi - 18. Il prezzo da pagare - 19. Vi ordino di capire! - 20. La temibile parapsicologia fa capolino - 21. Soluzione di un enigma - 22. Conoscenza e religione: il caso del giudaismo - 23. Giudizio universale - 24. E ora, fate i vostri giochi - Lista degli oratori
Introduzione
Un giorno passeggiavo per strada con un amico, Alexandre, che lavora come giornalista scientifico, ed è un uomo straordinario. Nel bel mezzo di una conversazione animata, incrociammo qualcuno che aveva recentemente intervistato: uno scienziato, ricercatore universitario. Costui ricordò al mio amico un certo simposio che si sarebbe tenuto la settimana successiva, esortandolo a contattare la tal persona se avesse voluto assistervi. Mio malgrado, tesi l’orecchio. Non so perché, ma i dibattiti mi attirano. Le parole che riuscivo a cogliere suggerivano temi importanti e segreti, attività per iniziati. Quando il ricercatore si fu allontanato, domandai spiegazioni ad Alexandre.
– Si tratta di un congresso sull’unità della conoscenza. Hanno invitato scienziati di discipline diverse.
– Ma chi lo organizza?
– France Culture credo, in collaborazione con l’Università di Bruxelles. Aspetta, devo avere il programma qui da qualche parte.
Alexandre frugò nella massa di carte che gonfiavano la sua ventiquattrore. Mi resi conto di invidiarlo: soltanto chi gravita nelle alte sfere poteva considerare quell’invito semplicemente come uno fra i tanti. Infine, mi mostrò un documento, che scorsi con avidità. Vi si leggeva, ad esempio: «Cosmologia e vuoto quantistico», «Esiste un’unità della conoscenza?», «I limiti della conoscenza scientifica», «L’unità nella costruzione del sé»... Riconobbi diversi nomi di scienziati di fama, autori di svariati libri.
– Wow! Ovviamente ci vai?
– Non ho ancora deciso. Mi piacerebbe, ma il dibattito prosegue per quattro giorni, e io ho già preso degli appuntamenti che non posso rinviare. Forse ascolterò soltanto l’inizio.
Io mi sentivo sulle spine.
– Alexandre, forse penserai che queste faccende non mi riguardano, ma... la settimana prossima sono libera. Non avresti bisogno di un’assistente?
– Perché, davvero ti interessa?
– Terribilmente.
– Bene, allora provvediamo subito.
Alexandre telefonò immediatamente alla persona che lo aveva invitato alla conferenza. «Sì, mi piacerebbe moltissimo partecipare... sì... certo... ma... per impegni precedenti... la mia assistente potrebbe darmi il cambio... Nessun problema? Perfetto. Mille grazie. Allora, a martedì».
– Affare fatto, amica mia.
Gli saltai al collo, letteralmente, perché Alexandre è una delle rare persone che mi sorpassano di 15 cm buoni in altezza.
Il martedì mattina, armata del mio bloc-notes più bello, con il mio miglior look da giornalista, attraversai il parco Solvay, a La Hulpe, convinta che sarei riuscita a individuare la sede precisa della conferenza semplicemente seguendo il flusso delle automobili. Ma il parco era deserto. Scorgevo solo scoiattoli e gente che faceva jogging. Nessuna freccia segnaletica per indicarmi la strada. Se è così che sperano di riunire le loro pecorelle!
Vidi infine apparire in lontananza un castello. Doveva certamente trattarsi del luogo che cercavo. Davanti al castello, erano parcheggiate quattro vetture. Alcune persone prendevano il fresco sulla scalinata. Riuscivo a immaginare solo due possibilità: o mi ero sbagliata, e avevo capito «castello Solvay a La Hulpe» invece di «Palazzo dei Congressi a Bruxelles», oppure il simposio si stava per rivelare il peggior fiasco nella storia delle scienze. Quando mi avvicinai per chiedere informazioni, mi imbattei in Alexandre che usciva dalla porta principale. Dunque, con mia grande sorpresa, la seconda ipotesi sembrava quella più probabile, malgrado i bei nomi della lista di oratori. Domandai ad Alexandre:
– Sai come mai non è venuto nessuno?
– I partecipanti alloggiano tutti nello stesso albergo. Arriveranno in minibus a momenti.
– D’accordo, ma dov’è il pubblico?
– Non c’è nessun pubblico.
– Che?
– Non è straordinario? L’ho scoperto soltanto ora. Si tratterà di un dibattito a porte chiuse. Gli organizzatori desiderano incoraggiare la discussione tra studiosi e vogliono evitare che qualcuno
dei partecipanti dia spettacolo solo per impressionare il pubblico. Mi segui?
– Ciò significa che noi due saremo gli unici spettatori?
– Pare proprio di sì. Sono l’unico tra i giornalisti invitati ad aver risposto, oltre a te naturalmente. E oggi pomeriggio sarai tutta sola!
E io che pensavo di potermi sedere in ultima fila e passare inosservata!
Giunto il minibus, gli eruditi, dopo averci salutato trattandoci come colleghi, si fermarono ad ammirare il parco. Alexandre, perfettamente a suo agio, aveva l’atteggiamento del giornalista consumato. Mentre io, paralizzata dalla timidezza, avrei voluto correre a nascondermi dietro un albero. Obbligata mio malgrado a stringere le mani tese, cercavo disperatamente di farmi passare per l’assistente del giornalista consumato.
Quando entrammo nella grande sala del castello, fui letteralmente sopraffatta dall’emozione. Un lungo tavolo a U troneggiava al centro del salone, circondato da una ventina di sedie. Contro il muro, due sedie più piccole erano destinate a me e Alexandre. Ammutoliti come due sposi in chiesa, procedemmo verso i nostri posti.
– Alexandre, sono davvero fortunata a conoscerti!
– Aspetta a dirlo. Magari non riusciremo a capire nulla di ciò che raccontano.
– Non m’importa. Mi sento comunque onorata.