Processo alla grafologia
Magía, arte o scienza?
Che cos'è la grafologia? Qual è la sua validità? La parola all'accusa e alla difesa, per chiarire cosa ci possiamo aspettare dall'occhio indagatore del grafologo.
- Collana: ScienzaFACILE
- ISBN: 9788822062765
- Anno: 2004
- Mese: settembre
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 176
- Note: illustrato b.n. - brossura
- Tag: Scienza Curiosità Grafologia
La grafologia è oggi sempre più diffusa come strumento di valutazione della personalità. Ma qual è il suo grado di validità? A fronte di decine di scuole di grafologia esistenti in Italia e centinaia nel mondo non sappiamo ancora quale credito attribuirle. Che cos'è la grafologia? Una specie di divinazione, una scienza, un'arte d'intuizione? Questo libro fa per la prima volta chiarezza sul ruolo attuale di questa disciplina complessa e sfaccettata che viene talvolta esercitata senza le necessarie precauzioni. Il grafologo capisce dalla scrittura se siamo sani o malati? Stupidi o intelligenti? Può rivelare la moralità o l'immoralità di carattere? Nella selezione del personale, il suo parere è utile? In questo libro vengono esaminati gli studi in campo grafologico, i confronti con i test di personalità e cognitivi, gli abbinamenti tra scrittura e personalità, e tra personalità e professione. La grafologia verrà dunque sottoposta a un processo serrato il cui esito non è scontato in partenza. Se sarà condannata o assolta, dipenderà dal lettore che potrà decidere, con cognizione di causa, quando sia il caso di prenderne le distanze o annoverarla tra le scienze umane.
Introduzione - 1. Due sentieri per la grafologia - Le scritture si riconoscono dall'espressione? Misurare per credere? - 2. Accusa e difesa a confronto: Barry versus Jules - La scrittura dipende dal cervello? - La scrittura dipende dal modello calligrafico e dalla professione? - È possibile modificare la propria scrittura? - La scrittura dipende dalla penna? - La grafologia è scienza o magia? - La scrittura è stabile o cambia nel tempo? - La grafologia è affidabile? - La grafologia è verificata o verificabile? - 3. Il corpo e la scrittura - La forma del corpo, il sesso e l'età - Fiero l'occhio, baldo il tratto? La grafologia e il corpo sano o malato - La scrittura dice dove fa male? - Nel segno di psiche - La scrittura quando il sole è nero - Addio, mondo crudele - 4. La grafologia dell'intelligenza - La scrittura intelligente secondo Crépieux-Jamin - La sfida di Binet - I grafologi sanno riconoscere l'intelligenza? - Gli errori di Crépieux-Jamin - La seconda prova e le conclusioni di Binet - Borel contesta l'esperimento - Il «fiero Sicambro» non si arrende - I grafologi riconoscono l'intelligenza o la cultura? - La grafologia alla prova del QI - Ma il QI misura tutta l'intelligenza? - La scrittura e il successo negli studi - Dove va oggi la grafologia dell'intelligenza? - Come scrive una persona creativa? - Se Wagner ha un basso formniveau... - 5. La scrittura e la morale - Quando il diavolo scriveva - Un fatto increscioso accaduto a Vancouver - La ricerca sulle scritture criminali in Lombroso - La galleria di Binet - A confronto assassini e persone per bene - Gli errori dei grafologi - L'inquietante caso dell'avvelenatrice di Saint-Clar - Ritratto di un matricida - Il «filo rosso» di Roda Wieser - Nella gabbia del leone - I grafologi diventano sempre più prudenti - 6. Il grafologo e la selezione professionale - Il caso Bernard: la grafologia sotto processo - Una trappola per il grafologo - Nuovo attacco e autodifesa dei grafologi - La grafologia è efficace come tecnica per la selezione? - La grafologia alla prova dei test di personalità - La scrittura, l'essere e l'apparire, e gli ideali - Grafologi e testimoni: effetto testo... - ...O effetto Balaam? - Grafologi e testimoni: le verità di Rashomon - Parole parole parole - L'effetto Barnum: la grafologia per tutte le stagioni - Dalla scrittura alla professione: è possibile? - Grafologia, professione e motivazioni - Un fenomeno debole, ma valido! - A ciascuno il suo: abbinare scrittura e personalità - 7. In grafologia si vince sempre! (Arringa finale dell'accusa) - L'effetto hindsight o complesso dell'oracolo - L'effetto testo - La legge dei piccoli numeri - I tunnel psicologici - 8. Né Guglielmo Tell, né Babbo Natale (Arringa finale della difesa) - Gli scettici non conoscono la grafologia - Confrontare la grafologia con un criterio... ma quale? - Grafologia e palle da biliardo - A cosa serve la grafologia - Il grafologo è morto, viva il grafologo! - Conclusione - Indice dei nomi
Introduzione
La grafologia, agli esordi, non ha niente di scientifico. Interpretare la scrittura è arte pura, gioco e magia, un pretesto per fare spettacolo. Alla metà del XIX secolo, il tedesco Adolf Henze cura una rubrica sulle pagine della «Gazzetta illustrata» di Lipsia che ha uno straordinario successo. Brevi e spiritosi ritratti di chi gli manda un autografo. Noli me tangere – dice di una scrittura suscettibile, e di un'altra troppo aggraziata, che somiglia a una bocca noiosa per il troppo sorridere. La sua casella postale grafologica riceve più di 60.000 lettere: le sue risposte argute incuriosiscono e divertono i lettori. Quando, nel 1871, Jean-Hippolyte Michon utilizza per la prima volta il termine «grafologia», ha in mente qualcosa di molto diverso: un sapere con basi scientifiche che sia obiettivo e trasmissibile. Il suo Système de graphologie del 1875 è un'opera poderosa, ispirata a Cartesio e a Condillac e intende gettare le basi per una grafologia «scientifica». Da allora la grafologia inizia il suo cammino verso il rigore tecnico e metodologico, ma talvolta Henze, come un folletto impertinente, la tira ancora per la manica. Oggi esistono scuole che insegnano a interpretare la scrittura un po' in tutto il mondo: in Italia sono più di venti le associazioni riconosciute, negli Stati Uniti almeno trenta, la grafologia ha grande diffusione in Francia e in Israele, e si studia in tutta Europa e in Brasile; in Cina lo studio dei significati della scrittura ha una tradizione millenaria. Ma la grafologia viene contestata dal mondo scientifico che la accusa di essere una bizzarra pseudo-scienza, lesiva della privacy e inaffidabile. Perché la grafologia fa scandalo e viene considerata un pericolo? I primi colpevoli sono quei grafologi che la utilizzano in modo superficiale, come se il mistero della sessualità fosse racchiuso nella rotondità della g, o la volontà obbedisse alle barre della t. I media che la sfruttano per fare spettacolo, i manuali di self-help che illudono il principiante di aver acquistato cappello a cilindro e bacchetta magica per penetrare nella mente altrui, hanno tutti responsabilità nell'offrire il fianco alle critiche. C'è poi un motivo più serio, per cui la grafologia viene attaccata, intrinseco alla sua natura: all'incrocio tra fisiologia, psicologia, simbolica e filosofia, essa è, sotto molti aspetti, una «eresia». Non è un test di personalità perché non è standardizzata e non misura aspetti particolari del carattere. Più affine ai test proiettivi indagatori delle dinamiche inconsce, si discosta anche da questi perché non le è estraneo l'aspetto razionale, e il suo metodo è soggetto a uno stringato protocollo. Misura i segni grafici, ma non sempre, e non tutti. Richiede al grafologo razionalità, ma anche doti di interprete, pretende di percepire la complessità del carattere, ma non fornisce prove. Vuole essere considerata una scienza, ma non soddisfa gli standard scientifici. Chi è insomma il grafologo: un artista, un mago, uno scienziato? È simile al pittore che in un ritratto cerca di estrarre l'anima dai tratti del volto, allo scienziato che formula ipotesi da dimostrare, al mago che interpreta i fondi di caffè traendone oscuri presagi? È tempo di bilanci. C'è disorientamento nella pubblica opinione quando si parla di grafologia: le opinioni sono spesso contrastanti, i giudizi accesi e privi di sfumature. Esistono scettici e «credenti», «faciloni» o «difficoltosi» come li chiamava, nel suo colorito linguaggio, Girolamo Moretti, iniziatore della scuola italiana di grafologia: c'è chi la considera una scienza pressoché infallibile, chi le attribuisce la stessa validità uguale a zero di una ars divinatoria. In questo libro cercheremo di capire quale può essere il posto del grafologo nella nostra società. Se dobbiamo lasciarlo fuori dalla porta come un ospite pericoloso e sgradito, o possiamo farlo entrare nelle nostre case come un amico. Dobbiamo fidarci del suo giudizio? È vero che con l'analisi grafologica si raggiunge il famoso traguardo del «conosci te stesso»? Che la scrittura può metterci in guardia da malattie in atto o incipienti del corpo o della psiche? Che può rivelarci il carattere dei nostri amici o colleghi di lavoro? Esiste un collegamento tra scrittura e intelligenza, tra scrittura e criminalità, scrittura e professione? O invece la grafologia è una mistificazione che fa leva sulla credulità e dobbiamo guardarcene? Non vogliamo offrire risposte perentorie, soluzioni preconfezionate. Il nostro scopo è informare sul dibattito intorno alla grafologia, sulle prove portate a suo sfavore e in sua difesa. Grafologia assolta, condannata, utile, inutile? Sarà il lettore a decidere, senza preconcetti e senza illusioni. Libero di diffidare di chi potrebbe, solo spiando in una cartolina, pretendere di scoprire un suo misterioso segreto, libero di volerne sapere di più su questa disciplina complicata, che ha l'ardire, e non sempre la necessaria prudenza, di misurarsi con ciò che rende unico ogni essere umano.