Oncologia e medicina
L’oncologia fa parte della medicina, il cui apparato concettuale di fondo – ossia le regole canoniche che sovrintendono alla cura delle malattie – è applicato alla cura dei tumori. La base conoscitiva dell’oncologia è la clinica che, in quanto tale, è un’epistemologia comune a tutte le discipline generali e specialistiche che rientrano nell’ambito della medicina. Non esiste una clinica oncologica a sé stante, epistemologicamente differente dalla clinica come è insegnata nelle università. La clinica è una sola, che il cardiologo applica all’apparato cardiocircolatorio, il gastroenterologo a quello gastrointestinale, il pediatra ai soggetti in età evolutiva e l’oncologo alla cura dei tumori. In questo senso, l’oncologia è soprattutto clinica applicata alla cura dei tumori. Tuttavia, nella pur breve storia dell’oncologia, si è registrato un mutamento importante e significativo: da un’«oncologia medica», come è stata definita alle sue origini, si è passati gradualmente a nuna «medicina oncologica». Tale inversione tra sostantivo e attributo sta semplicemente a indicare l’andamento evolutivo dell’oncologia,che nel tempo accresce il suo tasso di complicazione/complessità epistemologica, tendendo a configurarsi sempre meno come disciplina e sempre più come medicina, ovvero come una rete di saperi e di pratiche.
Questa peculiare caratteristica dell’oncologia la colloca, di fatto, nel campo della medicina complessa, di frontiera. Essa è probabilmente l’unico settore della medicina i cui cambiamenti possono essere determinanti per l’intera medicina, influenzando nientemeno che il suo paradigma. Ciò è molto importante, perché le difficoltà odierne dell’oncologia derivano non solo da proprie difficoltà intrinseche, ma anche da problemi riconducibili a una crisi più ampia della medicina. Problemi che attendono dal secondo dopoguerra di essere affrontati e risolti per mezzo di un pensiero riformatore che, partendo dalla formazione, sia all’altezza dei mutamenti in atto.
Questo libro vuole dunque offrire un contributo alla risoluzione di quella che è stata identificata sia come una «crisi della medicina» che come una «crisi nella medicina». Nel primo caso si sottintendono i problemi che nascono dall’impatto tra un paradigma medico definito a cavallo tra Ottocento e Novecento e i mutamenti socio-economici e culturali della nostra società; nelsecondo ci si riferisce a possibilità positive di crescita culturale della medicina, stimolata a evolversi dagli stessi mutamenti verso un’idea di scienza sempre più estesa e sempre più inclusiva di conoscenze non riduttivamente scientifiche in senso classico.
A nostro avviso, ripensare l’oncologia equivale a ripensare la medicina nel suo complesso, ripensare l’oncologo equivale a ripensare il medico del futuro, e ripensare l’idea di cura si estende all’intero concetto di cura che è alla base della conoscenza clinica, condivisa dal medico di medicina generale e da tutte le discipline mediche. Ciò è possibile, secondo noi, solo perché ormai l’oncologia, grazie all’alto tasso di complicazione/complessità, è una medicina nella medicina.
Nei capitoli che seguono, nati dall’incontro tra un pensiero filosofico medically oriented e l’esperienza vissuta dell’oncologo, vogliamo proporre una chiave interpretativa originale e presentare ai malati di tumore e agli oncologi una possibile soluzione.
Questo non vuol dire che le questioni organizzative, istituzionali e scientifiche non abbiano importanza. Anzi, esse andranno ripensate e messe al centro di uno sforzo di ricostruzione complessiva del sistema. Ma ciò di cui si avverte oggi maggiormente la necessità, sia per il malato che per l’oncologo, è un’idea più chiara sul senso e sul significato dell’oncologia e sulle sue effettive possibilità pragmatiche. Addentrarsi coraggiosamente in una riflessione sul senso e sul significato è un lavoro poco riconosciuto dai movimenti di opinione e solo occasionalmente citato nella letteratura scientifica. Eppure, la nostra idea è che almeno una parte della fatica degli oncologi, così largamente espressa, sia in realtà determinata da un certo modo di intendere la propria professione e di interpretare la malattia e il rapporto con il malato, sia legata cioè ai princìpi su cui l’oncologia si è conformata e a cui è «abituata» e che mette in pratica tutti i giorni, limitandosi agli aggiornamenti scientifici che derivano dalle sperimentazioni cliniche.
Gli scopi di questo libro sono dunque i seguenti:
– ricontestualizzare, ripensare, ridefinire l’oncologia alla luce dei mutamenti in corso di tipo culturale, antropologico, economico, scientifico e sociale;
– ridefinire i postulati dell’oncologia come disciplina medica per dedurne un apparato concettuale moderno e più adatto alle sfide che la stessa oncologia è sollecitata ad affrontare; ridefinire la figura dell’oncologo quale autore di complessità;
– favorire un’idea di cura possibile più efficace e più conveniente da ogni punto di vista.
Il libro è scritto per il mondo a molti mondi dell’oncologia, quindi per tutti coloro che sono coinvolti nella cura dei tumori: malati, familiari, medici, infermieri, società scientifiche, istituzioni sanitarie, associazioni di volontariato, industrie farmaceutiche, centri di ricerca. Non si può discutere di oncologia senza che tutti gli attori della cura siano coautori della trasformazione che oggi il cancro ci sollecita.