Via Ripetta 67
testimonianze di Alfredo Giuliani, Antonio Mallardi, Franco Purini, Valentino Zeichen
La stravagante libreria di via Ripetta, nel quartiere dei lillà, raccontata attraverso gustosi aneddoti e inedite fotografie di celebri personaggi della cultura degli anni '60.
- Collana: Fuori Collana
- ISBN: 9788822041630
- Anno: 2005
- Mese: novembre
- Formato: 15 x 21,5 cm
- Pagine: 136
- Tag: Storia Curiosità Storia contemporanea Fotografia Attualità
A Roma, dal '57 al '66, «Al Ferro di Cavallo», una piccola e stravagante libreria, sfoggiava con disinvolta allegria le avanguardie letterarie e artistiche: la pop art italiana e americana, i Novissimi poeti, gli scrittori, il Gruppo '63, ma anche i vecchi grandi poeti - avanguardie essi stessi - Ungaretti, Sinisgalli, Tzara, Pound, Guillen, De Libero, Frassineti, Bertolucci, Pasolini e gli artisti visivi come Burri, Afro, Capogrossi, tutti felici di incontrare quei Nuovissimi futuri genii. Erano tutti lì. E allora, perché non raccontare questo capitolo di storia, queste stuzzicanti serate, questi incontri, questi aneddoti, questi pettegolezzi in un affresco di piacevole e divertente lettura? I più vecchi li ricorderanno con nostalgia. I meno vecchi rimpiangeranno di non esserci stati. E i giovani? Vivono in un'epoca così brutta, così volgare e così povera che lo leggeranno come un'incredibile favola. Ricordare la via Ripetta degli anni '60, con i personaggi che ci vivevano, come fa questo libro, è rivedere come in un miraggio l'anima di questa via, l'umanità che vi scorreva dentro in un flusso continuo.
L'acquario delle menti di Valentino Zeichen - Tridente e freccia di Franco Purini - Pochi tenaci ricordi di Alfredo Giuliani - Via Ripetta di Agnese De Donato - Epilogo - Il quartiere dei lillà di Antonio Mallardi
L'acquario delle menti di Valentino Zeichen
Quarant'anni fa, le condizioni meteorologiche erano pressoché ideali, volgevano al bel tempo storico, e in prospettiva c'era il sole dell'avvenire. Perciò gli artisti manifestavano uno slancio vitale, e coltivavano la speranza d'un Progresso lineare e interdisciplinare di tutte le arti. La maggior parte degli spiriti sensibili coltivavano aspettative di benevolenza da parte del futuro.
Allora ero un astemio nemico dell'alcool, ma col tempo sono divenuto un moderato alcolista praticante. Deve essere stato il cineasta Romano Scavolini a parcheggiarmi sul marciapiede antistante la libreria “Al Ferro di Cavallo”, in via di Ripetta. Mentre io ero rimasto fuori, fu lui a entrare per primo, e contrattare il mio ingresso, spacciandomi per un poeta profondo. Agnese De Donato mi accolse amichevolmente e mi associò volentieri alla categoria degli artisti frequentatori. Nella tasca interna della giacca, in luogo del portafoglio, tenevo ripiegate tre o quattro poesie manoscritte, da almeno un biennio, sempre pronto a mostrarle in caso di richiesta d'identità che nessuno richiese mai.
Presi l'abitudine di sostare davanti alla libreria per ammirare l'acquario delle celebrità intellettuali, mentre nuotavano nella mondanità durante i vernissage. Io me ne stavo là fuori e potevo guardare gratis le varietà dell'acquario, che esponeva le più pregiate specie d'intelletti. Per la libreria transitavano donne di notevole bellezza e grazia, nel guardarle facevano deragliare gli occhi su altre bellissime: era irrilevante che fossero letterate o solo amanti delle belle arti. Qualcuno mi disse: «Tu sosti troppo a lungo davanti a quella vetrina, basterebbe un quarto d'ora al giorno, e il Ferro di Cavallo sarebbe più efficace come portafortuna». Ero un artista del nulla che cercava fortuna in un luogo dove tutti mi sembravano essersi trovati una vocazione di ruolo. Ero timido e così me ne stavo da parte. Ma ero fortunato poiché potevo ascoltare dal vivo le letture dei Novissimi, e non mi perdevo una sola delle loro acrobazie linguistiche.
Elio Pagliarani, Alfredo Giuliani, Nanni Balestrini erano i piloti della nuova poesia sperimentale italiana. La libreria era frequentata da studenti del liceo artistico, molti futuri architetti che poi sarebbero diventati miei amici: Franco Purini, Mario Seccia, Antonio Pedone, Azio Cascavilla, il pittore Carlo Cego, lo scultore Franco Libertucci, il ballerino dell'Opera di Roma, Carlo Fiorani, che andava pazzo per i libri e la cultura.
I pittori Achille Perilli e Gastone Novelli erano due ragazzacci spiritosi e dispettosi che sfottevano tutti con i loro giri di parole alle quali cambiavano di senso ogni centottanta gradi. La platea dei giovani era sbalordita poiché riuscivo a far uscire dai gangheri Gastone, che era dotato d'una ironia tutta Mitteleuropea, ma anch'io provenivo da quel continente indefinito. Dicevano i ragazzi: «gli dà anche corda»; sostenevano che parlavo «stampato», e che recitavo conversando, essendo venuti a sapere che avevo studiato teatro all'accademia Sharov.
Dopo non più di qualche anno che ero entrato nella libreria Ferro di Cavallo come presunto poeta, questa chiuse i battenti e riaprì in Via Gregoriana come galleria d'arte contemporanea. Lì, finalmente trovai un impiego come fattorino, realizzando l'imitazione della vocazione professionale di uno dei miei autori preferiti: lo scrittore Robert Walser.