Mistero americano
Ipotesi sull'11 settembre
introduzione di Giulietto Chiesa
Che cosa sappiamo davvero dell'11 settembre? I dubbi prevalgono ancora sulle certezze, i luoghi comuni sulla ricerca della verità. Una lucida analisi, di taglio giornalistico, ma con la prospettiva critica e gli strumenti dello storico.
- Collana: Strumenti / Scenari
- ISBN: 9788822053428
- Anno: 2004
- Mese: aprile
- Formato: 14 x 21 cm
- Pagine: 200
- Tag: Storia America Politica Politica internazionale Storia contemporanea
In occasione del secondo anniversario dell' 11 settembre 2001 le rievocazioni di quella tragica giornata si sono inseguite su televisioni e stampa e si è sentito evocare il Leitmotiv: "il mondo non è più lo stesso". Difficile non essere d'accordo: gli assetti internazionali, e in particolare la politica estera degli Stati Uniti e dei suoi alleati e sostenitori, sembrano aver subìto un brusco mutamento. Nell'opinione di molti, la minaccia del terrorismo islamico giustifica i nuovi indirizzi strategico-militari dell'unica superpotenza rimasta. L'immagine delle torri gemelle che collassano travolgendo migliaia di vite è ancora dinanzi agli occhi di tutti. Dopo quel giorno, la solidarietà con la rabbia dell'America ha coalizzato una larga parte dell'opinione pubblica. Ed è per questo che dobbiamo domandarci cosa ricordiamo, oltre quelle immagini tragiche e spettacolari, dell'11 settembre. Quanti erano i dirottatori? Da quali paesi provenivano? Come si è arrivati a stabilire la loro identità e la colpevolezza delmandante, Osama Bin Laden? Hanno agito da soli o godevano di appoggi? Chi e attraverso quali canali li ha finanziati?
Introduzione di Giulietto Chiesa - Prologo - 1. Il volo - 2. Il volo - 3. Il volo - 4. Il volo - 5. Il crollo del World Trade Center - 6. Meet the hijackers - Hani Hanjour (volo 77) - Ziad Jarrah (volo 93) - Mohammed Atta (volo 11) e Marwan Alshehhi (volo 175) - Nawaf Alhazmi e Khalid Almihdhar (volo 77) - Waleed Alshehri e Wail Alshehri (volo 11) - Satam Al Suqami (volo 11) e Salem Alhazmi (volo 77) - Hamza Alghamdi e Mohand Alshehri (volo 175) - Ahmed Alghamdi (volo 175), Ahmed Alhznawi (volo 93), - Ahmed Alnami (volo 93), Abdulaziz Alomari (volo - 11), Fayez Ahmed Banihammad (volo 175), Saeed - Alghamdi (volo 93), Majed Moqed (volo 77) - Lezioni di volo - I visti di ingresso - 7. Il giorno dopo - Sulle tracce dei dirottatori - Videocassette - Sei squadre: o forse otto, o dodici, o solo quattro - Lo strano caso di Zacarias Moussaoui - 8. «Nessuno avrebbe potuto prevedere...» - Aerei come missili - Messaggi da al-Qaeda - Inside trading - 9. Amici o nemici? - Un uomo solo? - Lotta al terrorismo - «Magnifici alleati» - Altri alleati - Epilogo
Introduzione di Giulietto Chiesa
Questo lavoro rappresenta, nel momento in cui scrivo queste righe, la più completa e precisa raccolta di dati e d'informazioni disponibili sulla tragedia dell'11 settembre 2001, e sugli incredibili eventi che l'hanno resa possibile. È la fotografia fedele dello stato dell'arte sulla materia. Negli anni, nei decenni a venire, emergeranno probabilmente molti altri brandelli di verità, ma sarà assai difficile, per non dire impossibile, che si possa giungere a una conclusione. Come è già accaduto in altri grandi episodi di terrorismo ‘di Stato', la verità non sarà mai più ricostruibile. E la ragione di ciò è, a ben pensare, una prova indiretta che siamo appunto di fronte a un grande evento della categoria ‘terrorismo di Stato'. Il problema è capire di quale ‘Stato', di quali Stati si tratta, come ci si è arrivati e, soprattutto, perché. Il lavoro di Marina Montesano è prudente, è corretto, non si lancia in ipotesi laddove non c'è il sostegno di fatti concreti. Il titolo dice però che, alla fine, l'autrice – come chi scrive queste righe – non ha molti dubbi sul fatto che l'11 settembre sia stato qualcosa di molto più complesso della banale ‘verità in pillole' che è stata venduta a tutto il pianeta. Solo le grandi cospirazioni possono infatti permettersi questo finale da delitto perfetto. Perché, anche se sono ben lungi (questa come le altre) dall'essere impeccabili (in quanto la percentuale del cretino è altrettanto alta tra i complottatori che in ogni altra categoria umana), esse possono permettersi una vasta serie di complicità. Solo le grandi cospirazioni hanno questa caratteristica. Le piccole, gli atti terroristici di piccolo calibro, si scoprono sempre. Non si tratta mai soltanto di mandanti e di esecutori, i primi sempre in numero estremamente limitato, i secondi più numerosi, ma anch'essi facilmente ‘numerabili'. Attorno ai primi e ai secondi esiste (viene predisposto con largo anticipo) un vasto alone di ‘complici' i cui incarichi sono quelli di fermare, dirottare, insabbiare, confondere le acque, disturbare le ricerche, perdere o distruggere documenti, liquidare o uccidere testimoni scomodi e così via in una casistica sterminata che, leggendo queste pagine, apparirà con grande e lucida evidenza. Il lettore scoprirà, scorrendo queste pagine – ne sono certo, con crescente stupore – che dei mandanti non si riesce ad avere che tenuissime e sfocate immagini indirette. Degli esecutori, sebbene l'opinione pubblica abbia già digerito l'idea che si sappia tutto, invece si sa pochissimo, e quel poco è stato sistematicamente predisposto in anticipo, in modo da rendere impossibile una conclusione univoca. Il resto è talmente inquinato, contraddittorio, ha già subìto così tante manipolazioni che ricostruire la verità sarà impresa titanica. Sempre che qualcuno possa, o voglia, rischiare di intraprenderla. Si vede in molti passaggi una mano sapiente e fredda, che ha lasciato molte tracce, intenzionalmente, ma tutte tali da rendere le indagini successive difficili come un rompicapo multiplo. Basti ricordare che di molti dei diciannove presunti dirottatori – che sono stati mostrati al mondo intero nei due o tre giorni successivi all'attentato (non è strano, davvero, che prima non se ne sapesse niente e dopo, d'un tratto, tutto?) – non solo l'identità è tutt'altro che certa; non solo molti sono ancora vivi; non solo i loro comportamenti sono straordinariamente strani e contraddittori; ma sono anche ‘doppi' e ‘tripli', come nel caso del cosiddetto ‘ventesimo' dirottatore, di cui sono in circolo almeno tre esemplari diversi, uno solo dei quali è sotto custodia e sotto processo. Altrettanto straordinario è scoprire che in pratica tutti i diciannove erano già da tempo sotto sorveglianza. Di alcuni si conosceva con certezza il legame con azioni terroristiche precedenti, tentate o eseguite. Ma ciò non impedisce loro di entrare e uscire dagli Stati Uniti, alcuni con visti multipli, altri sotto la diretta supervisione dell'FBI. In qualche caso si vede a occhio nudo che, una volta scoperti, c'è sempre qualcuno che interviene in soccorso, in modo che possano procedere oltre senza essere disturbati. In alcuni casi è possibile vedere che, mentre integerrimi cittadini americani denunciano i loro sospetti e mettono gli organi inquirenti sulla giusta traccia, c'è ancora chi interviene perché l'indagine non giunga a buon fine. E anche adesso, a più di due anni di distanza, non una sola inchiesta è stata aperta di fronte a fatti palesi di connivenza con coloro che, forse (ma non è certo) diverranno terroristi e, forse (ma nemmeno questo è stato accertato) non erano destinati a morire a bordo degli aerei essendo invece copie finte dei terroristi, su cui doveva essere concentrata l'attenzione di coloro che, per caso o per intenzione, si fossero trovati sulla loro strada. Il mistero del doppio Mohammed Atta, che vuole far sapere a mezzo mondo la sua intenzione di acquistare un aereo per spargere armi chimiche è, di queste operazioni di diversione, uno degli esempi più eclatanti. Sono stati quelli di al-Qaeda a organizzare con largo anticipo queste piste false? E perché mai avrebbero dovuto attirare su di loro, sulle carte di credito con i nomi ‘veri', sui conti correnti con denari ‘veri', l'attenzione degli inquirenti? Domande, domande che non hanno risposta, anche perché le risposte non sono state nemmeno cercate. Tirate le somme, dei diciannove presunti ‘dirottatori', entrati negli Stati Uniti in tempi diversi, risulta che (sebbene il Dipartimento di Stato abbia affermato che dodici di loro erano stati ‘intervistati' dalle autorità di frontiera americane) le interviste di quattro di loro, tra cui il famosissimo Mohammed Atta, sono state distrutte e non sono più rintracciabili, mentre tredici di loro non risultano essere mai stati intervistati […]